cda aica

Dopo 23 giorni di vuoto nella governance, l’assemblea dei sindaci dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini (AICA) è finalmente giunta a una soluzione per il rinnovo del Consiglio di amministrazione. Una fumata grigia, ma con nomi quasi certi.

Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano La Sicilia, i tre componenti dell’organo esecutivo sarebbero:

  • Danila Nobile, dottore commercialista e revisore legale con studio a Canicattì;

  • Giovanni Borsellino, progettista e attuale coordinatore tecnico del FLAG “Il Sole e l’Azzurro” (tra Sciacca, Selinunte e Vigata), con esperienza in progettazione europea;

  • Francesco Puma, in pole position per la carica di presidente, ingegnere in pensione già dirigente al Comune di Racalmuto.

La ratifica ufficiale delle nomine è attesa domani, giovedì 24 luglio, quando l’assemblea tornerà a riunirsi per formalizzare gli incarichi.

Un processo lento e politicamente carico

La selezione ha preso le mosse da un elenco di 18 professionisti che avevano manifestato interesse per far parte del Cda. Tuttavia, la mancanza di una commissione tecnica indipendente per la valutazione dei curricula – più volte richiesta da comitati civici e operatori del settore – ha alimentato forti critiche sulla legittimità e la trasparenza del processo.

Particolarmente emblematico il tentativo, fallito, di convincere il sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza, a ricoprire il ruolo di presidente. Dopo il suo rifiuto definitivo, i riflettori si sono spostati su Francesco Puma.

Scelte tecniche o spartizione politica?

Nobile e Borsellino, scelti tra i tecnici, sembrano rappresentare una svolta rispetto al passato, ma la presenza di Puma – figura molto vicina agli ambienti politici locali – fa riemergere il sospetto che si stia procedendo secondo logiche di equilibrio tra Comuni e aree di influenza politica, piuttosto che su un’autentica visione manageriale del servizio idrico.

Un paradosso se si considera la drammatica condizione in cui versa la rete idrica agrigentina, con perdite strutturali fino al 60% e un sistema commissariato dai debiti, in attesa di gare milionarie per la ricostruzione e la manutenzione delle infrastrutture.

La posta in gioco

Il nuovo Cda si troverà a gestire un’azienda travolta da una crisi finanziaria e operativa, con un contesto sociale e territoriale segnato dalla profonda sfiducia dell’utenza e dalle polemiche sulla trasparenza degli atti di gara, come quelle emerse recentemente sull’appalto per la nuova rete idrica.

In gioco ci sono decine di milioni di euro tra anticipazioni regionali, fondi PNRR e stanziamenti nazionali. Spetterà ora al nuovo Cda il compito di dimostrare che non si tratta dell’ennesimo incarico di facciata, ma di un vero cambio di rotta nella gestione del bene comune più prezioso: l’acqua.

📰 Fonte: La Sicilia, 23 luglio 2025 – articolo a firma Giuseppe Recca

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