AGRIGENTO – Sigilli a un intero piano, blitz della Polizia, documenti sequestrati, dirigenti sotto indagine. Lo scandalo AICA scuote la provincia di Agrigento, ma chi dovrebbe rispondere politicamente è scomparso dai radar. Eppure, i sindaci sono i veri proprietari dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini.

Come abbiamo ricordato in un nostro approfondimento pubblicato pochi giorni fa, l’AICA è una società consortile a totale capitale pubblico, dove ogni Comune detiene una quota proporzionale al numero di abitanti. Cinque Comuni da soli superano il 55% delle quote, quindi possono – volendo – decidere le sorti dell’azienda.

Ecco chi sono i cinque Comuni più “pesanti”:

Agrigento – 19,7%

Licata – 11,4%

Canicattì – 10,6%

Favara – 8,5%

Sciacca – 6,8%

Con queste quote, bastano solo loro per eleggere presidente, direttore e influenzare tutte le scelte strategiche dell’ente.

Il silenzio del sindaco di Agrigento

In tutto ciò, il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè, che detiene quasi un quinto dell’intero consorzio e che – secondo fonti interne – è stato proprio colui che ha proposto l’elezione dell’attuale presidente Settimio Cantone, non ha proferito parola. Né una dichiarazione pubblica, né una richiesta di convocazione dell’assemblea dei soci, né una presa di distanza da quanto sta emergendo dalle indagini.

Niente. Solo silenzio.

Eppure, la Procura contesta agli indagati reati gravissimi: turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, abuso d’ufficio, associazione a delinquere. E tutto ruota attorno all’appalto da oltre 37 milioni di euro per la rete idrica di Agrigento, affidato a un consorzio ritenuto privo di requisiti e legato a personaggi notoriamente vicini ad ambienti politici e professionali ben radicati.

I sindaci: complici del silenzio?

Se il primo cittadino del capoluogo tace, gli altri non fanno meglio. Nessuna presa di posizione ufficiale da parte dei sindaci degli altri Comuni soci, né di quelli che siedono nel consiglio di amministrazione. Non una parola per spiegare ai cittadini:

  • Come mai sono stati scelti quei dirigenti?

  • Chi ha avallato l’aggiudicazione del maxi appalto?

  • Chi ha vigilato?

  • E perché ora tutti tacciono?

La verità è che questo sistema non poteva funzionare senza un consenso silente e trasversale. Ed è proprio questo che oggi deve essere scardinato.

Una città senz’acqua, un’AICA sotto accusa

Mentre Agrigento e molti altri centri continuano a subire turnazioni idriche, razionamenti e disagi, gli inquirenti smascherano un disegno criminoso volto a drenare risorse pubbliche, attraverso offerte falsate, subappalti non autorizzati e assenza totale di vigilanza nei cantieri.

Giovanni Campagna, oggi indagato e attuale segretario particolare dell’ex assessore regionale ai Rifiuti e all’Acqua Roberto Di Mauro, è al centro di questo intreccio. E la sua vicinanza al potere politico regionale e provinciale è un nodo che non può più essere ignorato.


I cittadini chiedono verità. I sindaci, invece, tacciono.
Ma chi tace oggi, sarà domani corresponsabile.

Report Sicilia continuerà a porre le domande che chi amministra si rifiuta di fare.

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