Proprio adesso che AICA sembrava finalmente intraprendere una strada autonoma, fuori dalle grinfie della politica e dalle solite logiche clientelari, ecco riaffacciarsi lo spettro delle manovre di palazzo. Un gruppo di sindaci, capeggiati da Stefano CASTELLINO sindaco di Palma di Montechiaro, sta provando a imporre un nome già noto alle cronache: Pietro Amorosia.

Chi è Amorosia?

Segretario comunale a Palma, ex segretario generale del Libero Consorzio di Agrigento, destinato a decadere anche dalla Fondazione “Agrigento 2025” e già inserito nel Consorzio Tre Sorgenti. Una carriera fatta di incarichi, molti dei quali oggi in fase calante, e segnata da vicende controverse come la firma sul progetto “Sphairos” denunciata da Report Sicilia.

Eppure, nonostante il suo progressivo ridimensionamento istituzionale, un gruppo di primi cittadini vuole rilanciarlo in grande stile, spingendolo al vertice di AICA.

Il paradosso: dal declino al premio

Mentre perde incarichi e credibilità, Amorosia dovrebbe essere “premiato” con la poltrona più delicata della provincia, quella di direttore generale dell’azienda che gestisce il servizio idrico. Un’azienda che porta sulle spalle 23 milioni di debiti, pignoramenti in corso e un servizio che non garantisce neppure turni d’acqua dignitosi ai cittadini.

La domanda è inevitabile: con quale legittimità e con quali competenze?

Il momento peggiore per un’operazione politica

Negli ultimi mesi AICA ha iniziato a scrollarsi di dosso il giogo politico, avviando quel percorso di risanamento che i cittadini aspettavano da anni. Con l’insediamento del nuovo CdA guidato da Danila Nobile si respira finalmente un’aria diversa: più competenza, più serietà. Una sorpresa persino per noi, che osserviamo da disinteressati; ma proprio questa ventata di novità ha spiazzato chi viveva di vecchie rendite di potere.

Ed è per questo che, nel momento più delicato, un gruppo di sindaci tenta la controffensiva, provando a rimettere le mani sull’acqua e a imporre Amorosia come direttore generale. Una mossa che odora di restaurazione: il disperato tentativo di riportare AICA sotto le solite logiche clientelari, dalle quali stà finalmente iniziando a liberarsi.

Domande scomode che attendono risposta

  • Perché proprio Amorosia, che perde incarichi uno dopo l’altro?

  • Può un segretario comunale che sconosce cosa sia il servizio idrico integrato guidare un’azienda idrica in crisi profonda?

  • Chi sono i sindaci che sostengono questa operazione e perché non hanno il coraggio di dirlo a viso aperto?

  • Con quali garanzie di trasparenza si pensa di procedere alla nomina?

Non un feudo, ma un bene pubblico

AICA non è il giocattolo dei sindaci né il bancomat della politica. È un’azienda che deve garantire il diritto più elementare: l’acqua.

Chi pensa di poter piegare di nuovo AICA agli interessi di parte deve sapere che i cittadini non resteranno a guardare. Se davvero Amorosia è il candidato migliore, allora si faccia un bando pubblico, si valutino i curricula, si confrontino i profili con trasparenza.

Altrimenti siamo di fronte all’ennesimo tentativo di restaurazione politica, e stavolta non deve passare.