Agrigento – Si allarga il caso AICA dopo la pubblicazione del nuovo avviso per la ricostituzione della Consulta ex art. 48 dello Statuto.
La presidente Danila Nobile, oltre a sciogliere l’intera Consulta con un atto definito “di decadenza per mancanza di requisiti”, cita più volte – nell’avviso e in successive interviste – il cosiddetto “Forum Siciliano dei Movimenti per l’Acqua”, come se fosse un organo ufficiale di certificazione.

Ma la verità è un’altra: il Forum dell’acqua pubblica non è un organo costituito né riconosciuto da alcuna istituzione, non ha personalità giuridica, non rappresenta legalmente nessuno e non può, di conseguenza, rilasciare certificazioni ufficiali o attestare requisiti di idoneità per la partecipazione ad organi pubblici.

Un requisito inventato

L’inserimento, nell’avviso del 1° ottobre 2025, della “certificazione del Forum Siciliano” come documento necessario per far parte della Consulta è, dunque, una forzatura personale della presidente, mai discussa né approvata dall’Assemblea dei Sindaci – unico organo statutariamente titolato a stabilire linee guida e criteri di partecipazione.
👉 Leggi l’avviso ufficiale sul sito AICA

Nessuna delibera, nessun atto di indirizzo, nessun passaggio istituzionale: solo una scelta unilaterale, che ha il sapore dell’imposizione politica più che della trasparenza partecipativa.

Consulta sciolta senza atto legittimo

La presidente ha inoltre decretato la decadenza di tutte le associazioni che facevano parte della precedente Consulta, sostenendo che non avessero più i requisiti.
Un’affermazione falsa e priva di valore, perché quelle stesse associazioni erano già state riconosciute e ratificate dal precedente CdA di AICA con apposita delibera, e nessun organo – né il nuovo CdA né l’Assemblea dei Sindaci – ha mai emanato un provvedimento di revoca o espulsione.

L’atto di “decadenza” firmato dalla presidente appare quindi illegittimo, poiché emesso in assenza di potere deliberativo in materia. La competenza, come noto, spetta esclusivamente all’Assemblea dei Sindaci, che non ha mai approvato né discusso alcuna decisione in tal senso.

Un accentramento senza precedenti

In pochi mesi, la gestione AICA è passata da un modello collegiale e partecipativo a una direzione personale e centralizzata, dove ogni decisione sembra ruotare attorno alla figura della presidente.
Dopo aver sciolto la Consulta, pubblicato un avviso “personalizzato” e polemizzato con la stampa e i consiglieri comunali, la presidente appare oggi isolata anche sul piano politico, senza più il sostegno unanime dei sindaci soci.

La domanda rimasta senza risposta

Chi ha autorizzato la presidente a modificare i criteri di ammissione alla Consulta?
Chi ha deliberato l’espulsione delle associazioni già riconosciute?
Chi le ha conferito il potere di utilizzare il nome di un “Forum dell’acqua” non istituzionale come se fosse un ente certificatore?

Sono domande che attendono risposte ufficiali.
E che, ancora una volta, confermano come AICA – nata per restituire ai cittadini la gestione pubblica dell’acqua – rischi di diventare un laboratorio di opacità e accentramento decisionale.

Mentre Agrigento e la provincia affrontano la più grave crisi idrica degli ultimi decenni, l’Azienda idrica sembra concentrarsi su guerre personali e manovre interne.
La Consulta, nata per rappresentare i cittadini, è stata azzerata.
Il Forum dell’acqua, citato come fonte di legittimazione, non ha alcun valore giuridico.
E l’Assemblea dei Sindaci, organo sovrano, non ha mai deliberato nulla.

In un contesto di siccità, silenzi e abusi, l’acqua continua a scorrere per strada, ma la trasparenza resta ferma ai rubinetti chiusi di AICA.

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