Il presidente dell’Assemblea dei Soci di AICA, il sindaco di San Biagio Platani, guida il sistema idrico provinciale mentre il suo Comune paga l’acqua “a forfait”, senza misurazione dei consumi. Intanto i debiti dei Comuni superano i 21 milioni.

C’è una verità ormai innegabile:
i Comuni della provincia di Agrigento non pagano l’acqua.
Non la pagano da anni, e il buco complessivo ha superato i 21 milioni di euro.

E mentre Siciliacque chiede il rientro dei crediti e minaccia la riduzione della portata idrica — misura legittima sul piano contrattuale — a subire saranno, ancora una volta, le famiglie e le imprese che invece pagano regolarmente.

Perché la crisi non nasce dall’acqua che manca, ma da chi non paga l’acqua che riceve.


IL PARADOSSO: CHI GOVERNA L’ACQUA NON MISURA L’ACQUA

C’è però un fatto ancora più grave, e non è un dettaglio tecnico:
Il presidente dell’Assemblea dei Soci di AICA è il sindaco di San Biagio Platani.
Bene.

Ma San Biagio Platani è uno dei Comuni che non ha ancora installato i contatori e paga l’acqua “a forfait”, cioè senza misurazione dei consumi reali.

Significa:

  • Nessuna contabilizzazione precisa.

  • Nessuna certezza delle quantità erogate.

  • Nessuna responsabilità su quanto sia corretto pagare.

  • E quindi nessuna certezza sui debiti veri.

Domanda semplice, diretta, inevitabile:

Come può chi non misura l’acqua pretendere di amministrare il sistema idrico degli altri?

Come può presiedere l’assemblea del gestore chi:

  • non dà l’esempio,

  • non rispetta le regole che dovrebbe far rispettare,

  • e non mette il proprio Comune nelle condizioni di pagare ciò che consuma?

Questa non è solo incoerenza.
Questa è un’anomalia istituzionale enorme.


SICILIACQUE HA RAGIONE O TORTO A MINACCIARE?

  • Sul piano legale: ha ragione.

  • Sul piano sociale: hanno torto i Comuni, perché il taglio colpirebbe chi paga: i cittadini.

Il nodo è politico, amministrativo, contabile:
i Comuni non pagano l’acqua, ma pretendono servizi.

Noi continuiamo a dirlo.
Noi continuiamo a scriverlo.
La verità ormai è chiara:

La crisi idrica dell’Agrigentino non è una crisi di acqua.
È una crisi di amministrazione.

Chi paga l’acqua, la paga due volte.
Chi non la paga, amministra.

E questo, semplicemente, non è più tollerabile.

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