La presidente AICA Nobile non ha i requisiti per il CdA. Il suo videomessaggio a Schifani è giudicato inadeguato e rischioso per la comunità.
Nobile, priva di requisiti, agisce fuori ruolo. Tra lettere e smentite con Siciliacque, l’Assemblea dei Sindaci deve riprendere il controllo di AICA.
Agrigento – La crisi AICA non è più solo un tema di pignoramenti e debiti, ma di governance allo sbando. Il CdA, compresa la presidente Daniela Nobile, non possiede i requisiti previsti dall’avviso pubblico: non sarebbe mai dovuto nascere in questa forma. Una forzatura che ha gettato ombre sin dall’inizio e che oggi si traduce in una gestione pericolosa.
Già il 25 luglio 2025, con una lettera aperta all’Assemblea dei Sindaci e alla Direzione Generale, Report Sicilia aveva sollevato il caso: i requisiti fissati dall’avviso pubblico per l’accesso al CdA non risultavano rispettati, e senza riaprire i termini la nomina era da considerarsi priva di legittimità. Da allora, nessuna risposta.
Intanto la presidente, che ricordiamo è “solo” presidente del CdA, ha imboccato una strada che va ben oltre il suo ruolo istituzionale. La cronologia degli ultimi giorni parla chiaro:
21 agosto 2025 – AICA invia a Siciliacque una proposta di accordo: pagamento immediato di 2 milioni di euro, rinuncia ai pignoramenti e chiusura della vertenza entro il 30 settembre.
22 agosto 2025 – secondo la Nobile, Siciliacque risponde positivamente, inviando la nota anche a Prefettura, Procura e Assessorato all’Energia.
poche ore dopo – Siciliacque diffonde un comunicato ufficiale smentendo categoricamente l’esistenza di qualsiasi accordo, ribadendo che nulla è stato formalmente sottoscritto.
Nonostante ciò, la presidente ha realizzato un videomessaggio rivolto al presidente della Regione, Renato Schifani, parlando di intese raggiunte e accusando Siciliacque di contraddizioni destabilizzanti. Una scelta definita da molti inopportuna e pericolosa, perché rischia di esagitare i cittadini invece di restituire fiducia e stabilità.
L’impressione è chiara: invece di lavorare al recupero del debito e alla stabilità della società, la Nobile sta giocando una partita che può condurre AICA al fallimento.
A questo punto, la responsabilità non è più solo sua. L’Assemblea dei Sindaci non può più nascondersi dietro silenzi o posizioni attendiste. AICA è una società pubblica, dei Comuni e quindi dei cittadini, non un’arena per giochi personali o proclami mediatici.
Le domande da porsi sono semplici e dirette:
perché è stato insediato un CdA senza requisiti?
perché si permette a una presidente priva di titoli adeguati di dettare la linea, mentre i sindaci restano a guardare?
chi tutela oggi davvero la società e i cittadini?
Se l’Assemblea non interverrà immediatamente, il rischio è che AICA perda del tutto credibilità e sostenibilità, travolta non solo dai debiti ma da una gestione improvvisata e dannosa.
La società idrica, nata per garantire un servizio pubblico vitale, rischia così di implodere sotto il peso di nomine sbagliate, proclami inopportuni e un’inerzia politica che equivale a complicità.
L’Assemblea dei Sindaci deve riprendersi le redini. Ora. Prima che AICA fallisca davvero.