CdA AICA: nomine senza requisiti, violazioni di Statuto e Codice Civile. Chiesto l’intervento di Prefetto, Sindaci e Consigli comunali.
La questione
Agrigento – Lo scontro sulla gestione di AICA non riguarda più soltanto l’acqua e i debiti, ma il rispetto della legge. Lo Statuto dell’Azienda Speciale Consortile assegna poteri e competenze ben definiti agli organi interni, che non possono essere superati o aggirati.
Cosa dice lo Statuto
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Consiglio di Amministrazione (art. 22): amministra l’azienda nelle sue attività ordinarie e straordinarie, approva bilanci, piani del personale, appalti e convenzioni.
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Presidente del CdA (art. 23): ha funzioni di rappresentanza e raccordo istituzionale, può adottare atti solo in caso di urgenza e con obbligo di ratifica.
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Direttore Generale (art. 24): è il responsabile della gestione operativa e detiene la rappresentanza legale dell’Azienda.
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Assemblea dei Soci (artt. 7 e 8): definisce gli indirizzi strategici, riservandosi in via esclusiva le scelte fondamentali, come ribadito dall’art. 8 lett. h).
Il quadro normativo è inequivocabile: la presidente del CdA non ha facoltà di sostituirsi né all’Assemblea né al Direttore.
Il Codice Civile
Il Codice Civile rafforza il principio di legalità:
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l’art. 2383 prevede la revoca degli amministratori in qualsiasi momento, senza indennizzi, se viene meno il rapporto fiduciario;
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l’art. 2392 sancisce l’obbligo di diligenza e vigilanza, imponendo agli amministratori responsabilità solidale per i danni causati da atti contrari a legge e statuto.
La natura pubblica di AICA
AICA è un’Azienda Speciale Consortile ai sensi dell’art. 114 TUEL: un ente di diritto pubblico, senza scopo di lucro e sottoposto a controllo democratico dai Comuni soci. Non è una società privata, ma uno strumento pubblico che deve rispettare trasparenza, legalità e indirizzi assembleari.
Le conseguenze
Le scelte operate dalla presidente del CdA – prive di legittimazione statutaria – sono da ritenersi illegittime e potenzialmente dannose. Inoltre, già in fase di nomina era stato segnalato come alcuni membri del CdA non possedessero i requisiti richiesti per guidare un’azienda di tale importanza.
Non si tratta solo di un problema politico o gestionale: chi agisce al di fuori dello Statuto e delle norme espone sé stesso e l’intera azienda a responsabilità erariale davanti alla Corte dei Conti, per danno alle casse pubbliche e ai cittadini-utenti.
L’appello alle istituzioni
Per questi motivi, ci rivolgiamo a S.E. il Prefetto di Agrigento, ai Sindaci dell’Assemblea ATI e ai Consigli comunali dei Comuni soci. È loro dovere garantire vigilanza, controllo e rispetto delle regole, affinché AICA non diventi terreno di forzature politiche e amministrative.
L’acqua è un bene comune, e AICA è un’azienda pubblica al servizio della collettività. Il rispetto della legalità deve essere il primo impegno di tutte le istituzioni coinvolte.

