Una crisi che si vuole negare ma che i lavoratori vivono sulla propria pelle
L’Azienda Idrica Comuni Agrigentini (AICA) prova a rassicurare dipendenti e opinione pubblica con toni ottimistici, ma i fatti raccontano altro. Siamo al 20 agosto e lo stipendio di luglio non è stato ancora erogato. La presidente del CdA, Danila Nobile, ha dichiarato che “si lavora per garantire il pagamento delle retribuzioni entro agosto”. Un’affermazione che suona più come un forse che come una certezza, soprattutto a quasi un mese di distanza dalle spettanze dovute.
Una realtà in crisi, nonostante le smentite
Secondo AICA, la responsabilità del ritardo sarebbe da attribuire al pignoramento dei conti da parte di Siciliacque, che avrebbe paralizzato l’azienda nonostante le tutele di legge sull’impignorabilità delle somme destinate ai servizi essenziali. Una spiegazione che non cancella però la sostanza: i lavoratori, già colpiti da mesi di incertezze, continuano a restare senza stipendio, mentre si preferisce comunicare “segnali di vita” in una realtà che somiglia sempre di più a un funerale annunciato.
La polemica con i sindacati
Le parole della presidente arrivano dopo la nota di contestazione dei sindacati del 19 agosto, che accusavano AICA di scarsa chiarezza e assenza di confronto. Invece di rispondere con atti concreti, la società si limita a ribadire che tutto verrà fatto “entro agosto”, quasi a chiedere ulteriore tempo mentre il tempo stesso diventa il vero nemico dei lavoratori e delle loro famiglie.
Un fallimento che ricade sui cittadini
Riduzione dell’erogazione idrica ai Comuni morosi, azioni legali contro enti e contro Siciliacque, diffide alle banche: una girandola di provvedimenti che però non ha prodotto il risultato più semplice e più atteso, il pagamento degli stipendi. Intanto, la gestione AICA continua a gravare sui cittadini, costretti a convivere con un servizio precario, con l’acqua distribuita a singhiozzo e con un’azienda che nega la parola “crisi” mentre la crisi è già sotto gli occhi di tutti.
Il paradosso
AICA respinge accuse e allarmismi, ma il vero allarme è già scattato: se non si riesce a pagare puntualmente neppure gli stipendi, come si potrà mai garantire la gestione di un servizio idrico che dovrebbe essere pubblico, efficiente e al di sopra delle logiche di pignoramenti e contenziosi?
L’impressione è che si stia cercando di raccontare una normalità che non esiste, un tentativo di maquillage istituzionale mentre la realtà segna il contrario: i lavoratori senza stipendio, i cittadini senz’acqua e un’azienda che vive di promesse non mantenute.