La presidente Nobile chiede alla politica fondi straordinari per “salvare” il gestore idrico. Ma il progetto civico replica: “Non si può continuare a tamponare senza correggere le cause del disastro amministrativo”.
Contatori mancanti, morosità dei Comuni, consulenze da decine di migliaia di euro e assunzioni in piena crisi: “Prima si ristabilisca la legalità, poi si parli di risorse”.
Mentre AICA ribadisce la necessità di un intervento legislativo per evitare il collasso finanziario e scongiurare la riduzione della portata idrica annunciata da Siciliacque, dalla società arriva un messaggio che ha fatto discutere: “I parlamentari agrigentini stanno lavorando per presentare emendamenti e salvare AICA”.
Lo ha dichiarato la presidente del CdA, Danila Nobile, dopo l’incontro con deputati regionali e nazionali, sindaci dell’Assemblea dei Soci e rappresentanti istituzionali.
Una frase che, però, per il movimento civico Tutti Insieme per una Città Normale, ha un significato preciso:
Se AICA può sopravvivere solo con fondi esterni, significa che la gestione ordinaria ha fallito.
IL QUADRO ECONOMICO: LE CIFRE CHE NON SI POSSONO IGNORARE
Secondo le ricostruzioni basate su atti ufficiali e segnalazioni della Consulta delle Associazioni (organo poi estromesso), la crisi di AICA deriva da almeno cinque fattori strutturali:
-
Oltre 21 milioni di euro di acqua non pagata dai Comuni
-
20.000 utenze ancora senza contatore, con perdita stimata di 4 milioni l’anno
-
70.000 contatori obsoleti non verificati o malfunzionanti
-
Fatturazioni a forfait in violazione delle delibere ARERA
-
Nessun piano effettivo di recupero crediti
A questo si aggiunge una questione che sta generando indignazione tra cittadini e imprese:
In piena crisi economica AICA ha pubblicato avvisi di nuove assunzioni
e mantiene attivo un numero consistente di consulenti esterni.
Tra questi, secondo documentazioni pubblicate nelle scorse settimane da Report Sicilia, figura il consulente giuridico della Presidenza con un incarico da 35.000 euro annui.
Domanda inevitabile:
Come si può chiedere nuovi fondi pubblici, se prima non si riducono le spese superflue e non si risolvono le cause della crisi?
IL PROGETTO “TUTTI INSIEME PER UNA CITTÀ NORMALE”: “ORA È IL MOMENTO DEL COMMISSARIO”
Il movimento civico guidato da Giuseppe Di Rosa prende posizione:
“Non si può chiedere ai cittadini di salvare AICA con tasse e aumenti, mentre si continua a non installare contatori, non sostituire quelli vecchi, non recuperare i crediti dai Comuni e mantenere consulenze da decine di migliaia di euro. Prima si ristabilisca la legalità, poi si parli di risorse.”
Per questo il progetto chiede formalmente:
Nomina immediata di un Commissario Straordinario, con pieni poteri per:
-
reinstallare la Consulta delle Associazioni, estromessa con atto ritenuto illegittimo;
-
avviare il piano obbligatorio di installazione dei 20.000 contatori mancanti;
-
sostituire i 70.000 contatori obsoleti come previsto dal Decreto MISE 93/2017 e dalle delibere ARERA;
-
recuperare i crediti dai Comuni morosi;
-
tagliare consulenze e spese improduttive;
-
bloccare ulteriori assunzioni fino al riequilibrio dei conti;
-
riportare trasparenza negli appalti, come nel recente caso Lampedusa.
AICA afferma: “Non permetteremo che venga messo a rischio il diritto all’acqua”.
Tutti Insieme per una Città Normale risponde:
“Il diritto all’acqua si difende con legalità, contatori, bilanci trasparenti e responsabilità amministrativa.
Non con gli annunci. Non con le proroghe. Non con nuovi debiti.”
La prossima mossa non sarà retorica:
sarà istituzionale.
E noi la seguiremo, fino in fondo.

