La gestione fallimentare di AICA, le responsabilità dell’ATI Idrico e le ombre sull’appalto per la rete idrica di Agrigento: un intreccio che espone sindaci e dirigenti a rischi penali e contabili gravissimi. Il rischio bancarotta è reale.

AICA, rischio concreto di bancarotta: sindaci soci e ATI Idrico sotto esame per responsabilità nella crisi

Crisi AICA, responsabilità diffuse: sindaci soci e ATI Idrico nel mirino. E sull’appalto della rete idrica di Agrigento spunta l’ombra dell’illegalità

La gestione del servizio idrico in provincia di Agrigento ha assunto ormai i tratti di un vero e proprio disastro annunciato. AICA — l’azienda consortile affidataria del servizio — è sempre più vicina al collasso finanziario. Ma insieme al tracollo economico, si moltiplicano anche i profili di responsabilità penale, contabile e amministrativa che coinvolgono sindaci soci, dirigenti di AICA e componenti dell’ATI Idrico.

Dalla mancata approvazione dei bilanci previsionali agli indebitamenti fuori controllo verso Siciliacque e fornitori, fino all’assenza di una contabilità conforme alle regole Arera e al mancato recupero dei crediti da parte dei Comuni morosi, le condotte reiterate delineano una gestione antieconomica e dannosa. Non scelte sbagliate, ma violazioni sistematiche di legge.

E in questo quadro già devastante, non può passare sotto silenzio quanto emerso di recente sulla gara per il rifacimento e l’automazione della rete idrica del Comune di Agrigento. Secondo prime indiscrezioni provenienti da ambienti giudiziari, si tratterebbe di una procedura avviata e aggiudicata senza la necessaria copertura finanziaria formale, senza un decreto di finanziamento dell’opera, che per legge rappresenta condizione essenziale per la validità e legittimità della gara stessa.

Una gara pubblica, dunque, teoricamente non bandibile, eppure conclusa con l’aggiudicazione dei lavori per decine di milioni di euro, e oggi sotto inchiesta. L’intero iter risulterebbe, a una prima analisi, gestito in maniera maldestra, con potenziali violazioni che potrebbero portare a ulteriori responsabilità erariali, amministrative e penali.

Anche su questo fronte, ATI Idrico non avrebbe esercitato alcun ruolo di vigilanza, nonostante fosse suo compito statutario garantire la regolarità delle procedure e il rispetto degli equilibri finanziari dell’ambito idrico.

Come si legge in un documento acquisito da Report Sicilia:

“Un profilo di interesse è rappresentato dalla individuazione delle responsabilità gravanti in capo ai componenti dell’ATI Idrico, considerato che l’ambito della governance del Servizio idrico gli è affidata, unitamente ai componenti di AICA, sulla base delle rispettive e congiunte responsabilità che prevedevano il perseguimento dell’equilibrio economico-finanziario secondo criteri di efficienza; ed in ciò non si è adoperato affatto l’ATI IDRICO.”

La crisi di AICA, pertanto, non è solo il risultato di scelte politiche poco lungimiranti, ma di un sistema organizzato di omissioni, connivenze e incapacità che oggi esplode in tutta la sua gravità. A pagare sono i cittadini, i creditori, l’ambiente e il tessuto economico del territorio.

La parola ora passa alla magistratura. Ma intanto il danno — enorme — è già stato fatto.

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