Ultimi sei giorni per “godere” dell’opera d’arte più controversa della storia, mai transitata negli ultimi 50 anni da Agrigento. La “Silent Room” dell’artista libanese Nathalie Harb giunta all’inizio dell’estate in città, sollevando subito enormi perplessità. Un costosissimo gazebo di legno e stoffa da 126 mila euro più Iva perciò costato più di 151.000 euro , installato all’interno dello spiazzo del Museo “Griffo” di Agrigento, diventato improvvisamente un caso nazionale, il prossimo 15 settembre verrà tolto di mezzo. Dopo il nostro approfondimento, pubblicato il 22 luglio 2025, che aveva chiarito come dietro l’opera si celasse una spesa complessiva di oltre 151 mila euro, tutta Italia si è interessata a questa “curiosa” opera. Avevamo ricostruito tutte le voci di spesa, comprese quelle “accessorie” come performance musicali e attività collaterali, che hanno gonfiato i costi in maniera sconcertante.
Inserito nel dossier ufficiale di candidatura, il progetto prevedeva un budget iniziale di 100.000 euro. Poi, come accade spesso con gli appalti “culturali”, il costo è lievitato oltre ogni logica: due determine firmate dal Parco Archeologico della Valle dei Templi – stazione appaltante per conto della Fondazione Agrigento 2025 – portano la spesa a 151.321 euro IVA compresa, così ripartiti:
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Determina n. 520 del 3 giugno 2025: affidamento all’artista Nathalie Harb per 93.685 € IVA compresa Determina+Dirigenziale+2025-520
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Determina n. 600 del 24 giugno 2025: affidamento alla ditta Più39 S.r.l. per 57.636 € IVA compresa Determina+Dirigenziale+2025-600
Totale: 151.321 euro, ovvero oltre il 50% in più del budget previsto, giustificato formalmente dall’aumento dei prezzi dei materiali. Una giustificazione che crolla alla prima analisi tecnica, perché – secondo stime effettuate da esperti indipendenti – i materiali realmente utilizzati, inclusa la posa in opera, non supererebbero i 3.000 euro. Il resto? Probabilmente fumo negli occhi, se non peggio. Ad oggi non si conoscono i numeri di questa iniziativa, quanta gente si sia realmente andata a rilassare, stendendosi sui cuscini e all’ombra dei panni posizionati su una struttura decisamente minimalista. Una struttura tra l’altro lievemente danneggiata nel corso delle settimane, dal vento e dalle intemperie. Una struttura dall’alto valore simbolico, ma che non è stata affatto digerita dal punto di vista squisitamente economico, ritenendo non giustificabile una simile somma di denaro, intorno a un’opera del genere. La “Silent Room” dunque sarà ricordata come una delle principali tappe di questo anno da Capitale italiana della cultura, vissuto da una città, Agrigento, dove dal prossimo primo gennaio in tanti dovranno dare spiegazioni, sotto tutti i punti di vista. Soprattutto per i milioni di euro “spalmati” sul territorio, senza che però questo stesso territorio ne abbia tratto reale e duraturo giovamento.


