Dal “cambiamo rotta” del sindaco nel 2020 alla deriva totale del 2025: Agrigento tra crisi idrica, inchieste giudiziarie, arresti e condanne. L’opposizione scomparsa e la maggioranza silente affondano insieme alla città.

C’è un detto siciliano, molto usato anche ad Agrigento, che descrive bene la situazione attuale: “Ammari semu.”
Siamo in mare aperto, senza rotta, senza timone, e con le falle che si allargano ogni giorno di più.
E fa quasi sorridere – o forse piangere – pensare che “Cambiamo rotta” era lo slogan con cui l’attuale sindaco fu eletto nel 2020.

Cinque anni dopo, non solo la rotta non è cambiata. È sparita.
E con essa sta affondando l’intera macchina amministrativa: giunta, maggioranza consiliare, enti partecipati, uffici paralizzati e, cosa ancora più grave, la fiducia dei cittadini.

A partire da AICA, l’ente pubblico che dovrebbe garantire acqua ai cittadini: tecnicamente fallita, sotto accertamento per fideiussioni nulle, e incapace di garantire un servizio minimo. L’acqua si perde – oltre il 50% viene dispersa nel sottosuolo – mentre i lavori della rete idrica sono finiti al centro di una inchiesta giudiziaria che ha portato a perquisizioni, arresti, avvisi di garanzia e condanne.

Non è solo cronaca: è una frana etica, politica e amministrativa.
La stessa inchiesta “Appalti e mazzette” che ha travolto l’ente idrico e messo in discussione le modalità di affidamento dei lavori ha coinvolto tecnici, dirigenti, imprenditori e figure politiche di riferimento della maggioranza.
Tra questi anche l’onorevole Roberto Di Mauro, ex assessore regionale con delega a Rifiuti e Acqua, dimessosi appena prima che esplodessero gli atti pubblici delle indagini.
Il suo nome – e il suo ruolo politico di “garante” dell’attuale amministrazione – è stato più volte evocato, ma mai affrontato apertamente in Consiglio Comunale.

E qui viene il punto dolente. Il Consiglio Comunale, teoricamente luogo del dibattito e del controllo, è invece diventato uno spazio vuoto. Le sedute scorrono in maniera stanca, l’opposizione è silente, la maggioranza compatta nel silenzio, e il sindaco – senza vice da marzo – gestisce anche le deleghe più delicate: rifiuti e acqua.

Una concentrazione di potere senza precedenti, che non ha prodotto soluzioni ma un collasso totale. Nessuno risponde. Nessuno chiarisce. Nessuno si dimette.

Anche il ruolo dell’opposizione è stato svuotato. L’ex sindaco Firetto, che la legge colloca in aula come capogruppo dell’opposizione, è praticamente scomparso dalla scena.
Un vuoto che ha lasciato mano libera alla maggioranza, complice o pavida, incapace di rappresentare i cittadini o di porre un argine politico alla deriva.

E mentre i cittadini fanno la fila alle autobotti, la magistratura indaga e le inchieste si allungano come ombre, il Palazzo dei Giganti continua a parlare d’altro.
Anzi, quando qualcuno prova a ricordare in aula ciò che sta accadendo, c’è chi urla: “non è all’ordine del giorno.”
Come se arresti, condanne e inchieste per corruzione non riguardassero la politica cittadina.

Il risultato è uno solo:
un’amministrazione alla deriva, una classe dirigente afona, un’intera città ostaggio dell’immobilismo.

Il fallimento non è solo tecnico. È politico, morale, sistemico.
E mentre la nave affonda, resta solo quella frase:
“Ammari semu.”

E a chi pensa ancora che “tanto la barca non è mia”, è bene ricordarlo:
la barca è di tutti. E se affonda, non si salva nessuno.

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