Con La Spina nuovo segretario, decade Amorosia. Il suo ricorso mostra un’idea distorta del ruolo: non fiduciario politico, ma garante di legalità.
Il ricorso di Amorosia contro la decadenza smaschera una visione distorta del ruolo di segretario generale: garante di legalità, non incarico di potere.
Agrigento è Capitale Italiana della Cultura 2025 da otto mesi, ma l’anno che dovrebbe segnare un riscatto continua a produrre fratture e polemiche. Con la nomina di Alessandra Melania La Spina a nuovo segretario generale del Libero Consorzio di Agrigento, Pietro Amorosia decade non solo dal suo incarico tecnico-amministrativo, ma automaticamente anche dal ruolo di vertice nella Fondazione Agrigento 2025.
Invece di prenderne atto, Amorosia ha presentato un ricorso firmato il 12 agosto 2025. Un atto che, letto attentamente, più che rafforzare le sue ragioni, le smonta pezzo dopo pezzo, perché rivela la convinzione che il segretario generale sia un ruolo fiduciario, quasi politico, da difendere come fosse una proprietà personale.
Nel ricorso si legge, ad esempio:
«La mia decadenza appare illegittima in quanto non è venuto meno il rapporto fiduciario instaurato con l’Ente.»
Una frase che tradisce l’errore di fondo: il segretario generale non è un incarico fiduciario, ma una figura di garanzia disciplinata dalla legge. Non è “l’uomo di fiducia” di un presidente, bensì un funzionario imparziale chiamato a garantire legalità, trasparenza e rispetto delle norme.
Ancora, Amorosia scrive:
«Ritengo di essere stato rimosso per ragioni non attinenti all’esercizio delle mie funzioni tecniche e amministrative.»
Qui la contraddizione è lampante: se davvero il ruolo fosse neutro e tecnico, non si spiegherebbe la sua ostinazione a rimanere anche dopo il cambio di vertice. È proprio la legge a prevedere che, con la nuova nomina, l’incarico decade automaticamente.
Il segretario generale, infatti, ha compiti precisi e inderogabili:
consulenza giuridico-amministrativa a Consiglio e Giunta;
vigilanza sulla conformità degli atti alle leggi e ai regolamenti;
garanzia di imparzialità e trasparenza dell’azione amministrativa;
coordinamento dei dirigenti e redazione dei verbali degli organi collegiali;
funzioni di rogito e autenticazione.
È quindi una figura super partes, garante dell’interesse pubblico e non dei rapporti di potere.
Alla luce di ciò, il ricorso di Amorosia non solo non ha basi giuridiche solide, ma diventa la prova definitiva della sua inadeguatezza al ruolo. Continuare a rivendicare una presunta legittimazione fiduciaria significa non aver compreso – o aver voluto ignorare – l’essenza stessa della funzione di segretario generale.
Per Agrigento, già segnata da scandali, flop organizzativi e un anno da Capitale della Cultura che stenta a decollare, serve chiarezza. Amorosia prenda atto della realtà e tolga il disturbo: la sua permanenza non è più possibile né giuridicamente né eticamente.
“Il tempo delle ambiguità è finito: il segretario generale deve essere garante di legalità, non custode di privilegi personali.”