Emergono gravi frasi da intercettazioni su Alesci, Di Mauro e Pendolino. Parole pesanti e pressioni sugli appalti pubblici tra Agrigento e Ravanusa.
AGRIGENTO – 15 GIUGNO 2025 – Altro che regole, altro che trasparenza: tra insulti, telefonate riservate e pressioni istituzionali, le carte dell’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Agrigento disegnano il quadro di un sistema inquietante che ruoterebbe intorno ad alcuni appalti pubblici strategici. Protagonisti: Sebastiano Alesci, ex RUP e tecnico di riferimento per più comuni, Giuseppe Pendolino, presidente della SSR ATO AG4 Est e sindaco di Aragona, e Roberto Di Mauro, assessore regionale dimissionario.
📌 L’insulto a Pendolino: “Quel minchione…”
La conversazione più eclatante è del 10 marzo 2025, quando Sebastiano Alesci, parlando con Carmelo D’Angelo, sbotta contro Pendolino per la sua “inerzia” nella trasmissione del quadro economico post-gara del C.C.R. di Ravanusa:
Alesci: “Poco fa ho avuto questioni pure con quel minchione di Pendolino… che ancora scherzano, lui e quell’altro… Gli ho detto: ‘Non ho capito, ma che intenzioni avete? Io sono il RUP, mi dovete mettere in difficoltà con l’impresa? Vorrei capire…’”.
E rincara:
“Io gli ho mandato il quadro economico post gara e lui non glielo manda ancora a Palermo! Ma ti rendi conto? […] Gli ho detto: ‘Pendolì, io sono il RUP e sto rischiando io. Tu, nella qualità di Presidente, non hai firmato niente… e te ne stai sbattendo!’”.
Non contento, Alesci promette di mettere tutto nero su bianco:
“Domani con il mio avvocato faccio una lettera di quelle… fatta a cori di mulo”.
📌 Le manovre con Di Mauro: “Io lo inizio e io lo finisco”
Poche ore dopo, Alesci è a casa dell’allora assessore Roberto Di Mauro. Lì, registrati da captatore informatico, parlano di come “sistemare” la propria permanenza come RUP nonostante la fine del contratto con il Comune di Ravanusa. Di Mauro propone modifiche a un documento ufficiale per rendere inattaccabile la posizione di Alesci:
Di Mauro: “Io se domani questo avvocato potesse fare un appunto per questa cosa personale, gli dico: questa parte la devi cambiare”.
Alesci: “Io l’ho iniziato e io lo finisco”.
E ancora:
Di Mauro: “Sì, però… siccome quello [Pendolino] gli ha fatto il quesito, o è tutto o non è niente. Siccome c’è questo pezzo di carta… la dobbiamo sistemare”.
Alesci: “Ma ha scritto una fesseria di quelle allucinanti. Questo è un amministrativista?!”.
📌 L’incontro “senza telefoni” con Pendolino
Il 10 febbraio 2025 si svolge un altro incontro riservato tra Di Mauro, Alesci e Pendolino, presso un bar nei pressi del campo sportivo di Agrigento. La prudenza è massima:
“Di Mauro chiede esplicitamente di lasciare i cellulari in macchina, per evitare intercettazioni”.
Nonostante ciò, grazie al captatore attivo, parte del dialogo viene comunque registrato. I tre discutono della situazione legata alla rete idrica di Agrigento e del C.C.R. di Ravanusa, due progetti strategici con finanziamenti regionali.
📌 Il pressing: “Se ci tolgono le carte, è finita”
Nel corso dell’intercettazione ambientale del 10 marzo, emerge la consapevolezza del rischio concreto di essere “estromessi” dalle opere pubbliche in caso di contenziosi o ritardi:
Di Mauro: “Ho fatto leggere la lettera di Roma […] È sinonimo che ci levano le carte”.
Alesci: “Già hanno scritto”.
Di Mauro: “Tutto quello che c’era, c’era. Se non c’è stato, non me ne frega un cazzo”.
Un linguaggio crudo, diretto, che mostra non solo il nervosismo per la gestione burocratica, ma anche la determinazione a tenere in piedi ad ogni costo un meccanismo ormai incrinato.
🔍Le intercettazioni lasciano trasparire un sistema relazionale parallelo, fatto di nomine manovrate, documenti “aggiustati”, relazioni preferenziali e – soprattutto – una totale assenza di timore istituzionale da parte di chi dovrebbe rappresentare lo Stato.
Se le indagini in corso della Procura della Repubblica di Agrigento dovessero confermare i sospetti emersi, si tratterebbe di uno degli episodi più gravi di gestione privatistica dell’interesse pubblico in provincia venuti alla luce.
Report Sicilia continuerà a seguire da vicino l’evoluzione dell’inchiesta.

