“Appalti e mazzette”, l’inchiesta nasce da un articolo di Grandangolo: la Squadra mobile conferma. Complimenti a Terranova
AGRIGENTO – C’è un momento preciso da cui si può far partire la valanga giudiziaria oggi nota come “Appalti e mazzette”: è il 24 dicembre 2023, quando sul giornale online www.grandangoloagrigento.it viene pubblicato un approfondito articolo sull’aggiudicazione dell’appalto da 40 milioni per il rifacimento della rete idrica di Agrigento al consorzio Della, legato alla famiglia Capizzi di Maletto.
A dirlo non siamo solo noi. Lo mette nero su bianco la Squadra Mobile di Agrigento in un’informativa giudiziaria risalente al giugno 2024, rivelando come sei mesi dopo quella pubblicazione, gli inquirenti abbiano “scoperto” l’articolo firmato da Gabriele Terranova in collaborazione con il collega Simone Olivelli del Quotidiano di Sicilia e abbiano deciso di approfondire la pista da esso tracciata. Una pista che, con effetto domino, ha portato nel registro degli indagati politici di primo piano come l’ex assessore regionale Roberto Di Mauro, il sindaco di Licata Angelo Balsamo, il sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi, l’architetto Sebastiano Alesci e molti altri dirigenti pubblici, imprenditori e faccendieri.
L’articolo rivelava dettagli sull’intreccio tra il Consorzio stabile Della e imprese collegate alla famiglia Capizzi, su presunte incompatibilità e legami politici a Maletto, e su come la commissione giudicatrice – della quale faceva parte proprio l’architetto Alesci – avesse favorito aziende amiche, a detta degli inquirenti. Tutti elementi oggi confermati in pieno dalle indagini coordinate dai magistrati Giovanni Di Leo e Rita Barbieri.
La ricostruzione del “sistema” contenuta nell’informativa parla di asse affaristico tra Alesci e i Capizzi, in grado di influenzare gare per milioni di euro non solo ad Agrigento, ma anche in altri territori come Ravanusa, dove è emersa la figura dell’impresa BE.L.CO. s.r.l., anch’essa riconducibile agli ambienti imprenditoriali legati a Capizzi.
Alesci, secondo i pm, avrebbe avuto un ruolo chiave nel garantire l’aggiudicazione di appalti alle imprese “vicine” in qualità di commissario o Rup (Responsabile Unico del Procedimento), operando in sinergia con soggetti politici in grado di pilotare scelte e indirizzi amministrativi. Una “catena di comando” ben descritta nei documenti giudiziari, che arriva fino all’assessore regionale Di Mauro, considerato dalla Procura tra i promotori della presunta associazione.
Tuttavia, il GIP Giuseppe Zampino ha ridimensionato l’ipotesi di associazione per delinquere, ritenendo che manchi una struttura stabile e seriale e che gli elementi emersi descrivano piuttosto “un patto illecito riferito a una singola gara”. Ciò non toglie che le accuse di corruzione aggravata e turbata libertà nella scelta del contraente restano gravissime.
A margine di tutto questo, non possiamo non sottolineare il valore del lavoro giornalistico che ha innescato la più importante inchiesta antimazzette della provincia di Agrigento degli ultimi anni. Lo diciamo con assoluta sincerità: non ci sbagliavamo quando scrivevamo che su questi temi, Grandangolo e il suo direttore meritano il titolo di maestri del giornalismo investigativo locale.
Ci complimentiamo pubblicamente con Gabriele Terranova, che abbiamo avuto il piacere di vedere crescere come giornalista ben prima che approdasse a Grandangolo. Con il suo lavoro ha dimostrato che anche dalle nostre parti è possibile fare giornalismo serio, documentato, investigativo, capace di cambiare le cose e di accendere i riflettori su intrecci oscuri che rischiavano di rimanere sepolti nel silenzio.
A lui e alla redazione di Grandangolo va il nostro plauso. Un esempio che dovrebbe fare scuola.

