Agrigento, Palermo e la rete idrica da 37 milioni: Mister X ha un nome. E oggi, più di ieri, tutto tace.

In Sicilia ci sono storie che non hanno bisogno di colpi di scena.
Hanno bisogno solo di una cosa per far capire tutto: il silenzio.

Quel silenzio che arriva dopo le perquisizioni, dopo gli arresti, dopo le intercettazioni, dopo i nomi.
Quel silenzio che scende quando tocchi i fili del vero potere.

È quello che sta accadendo all’inchiesta “Appalti e Mazzette”, la stessa che ha svelato intrecci, pressioni e condizionamenti sugli appalti pubblici per il rifacimento della rete idrica di Agrigento.
Una gara da oltre 37 milioni di euro.
Una gara decisiva per l’acqua in una città che l’acqua non ce l’ha.


Mister X non è più un mistero: è l’On. Roberto Di Mauro

Per mesi, negli atti giudiziari compariva come “omissis”.
Per mesi si parlava di un nome “pesante”, protetto, schermato, attenzionato.

Poi le carte sono state acquisite, le perquisizioni eseguite, i dispositivi sequestrati.

Mister X era Roberto Di Mauro.

Deputato regionale, ex vicepresidente dell’ARS, fino a poco tempo fa assessore regionale all’Energia.
Indagato per:

  • Associazione a delinquere

  • Turbata libertà degli incanti

  • Frode nelle pubbliche forniture

In concorso con:

  • Giovanni Campagna (segretario particolare)

  • Giuseppe Capizzi (imprenditore e sindaco di Maletto)

  • Sebastiano Alesci (ex dirigente dell’Ufficio Tecnico di Licata)

È il quattordicesimo indagato nell’inchiesta che aveva già portato:

  • 5 arresti

  • 9 ulteriori indagati

  • Sequestri di telefoni, computer, documenti

  • E persino 50 mila euro in contanti trovati in casa di un dirigente.


Una città senz’acqua, mentre si decideva chi doveva gestire l’appalto

La rete idrica di Agrigento perde oltre il 50% dell’acqua immessa.
Interi quartieri restano 15–20 giorni senza una goccia.
Autobotti ovunque.
Emergenza sanitaria.
Famiglie e anziani costretti alle taniche.

E l’appalto che dovrebbe risolvere tutto è proprio quello sotto inchiesta.

Capito l’assurdo?

Non stiamo parlando di una tangente qualunque.
Stiamo parlando della vita quotidiana della gente.


E poi, all’improvviso… il gelo.

La prima fase dell’inchiesta scuote Agrigento.
La Procura diffonde gli atti.
La stampa ne parla.

Poi succede qualcosa.

Cala il silenzio.

  • i partiti tacciono

  • il Comune tace

  • l’Assemblea regionale finge di non sapere

  • la maggioranza si ricompatta

  • e i giornali, tranne noi, voltano lo sguardo.

Nessuno chiede spiegazioni.

Nessuno chiede conto.

Nessuno chiede acqua.


Il trasferimento a Palermo: l’inchiesta si ferma

Come abbiamo documentato:
https://reportsicilia.it/appalti-e-mazzette-linchiesta-si-blocca-e-riparte-da-palermo-dopo-dubbio-su-competenza-territoriale/

Il Tribunale del Riesame ha dichiarato l’incompetenza territoriale della Procura di Agrigento.
Il fascicolo passa a Palermo.
Le misure cautelari vanno rivalutate.
Le indagini devono essere riaperte.
I tempi si allungano.
Le responsabilità si diluiscono.

Il silenzio, a quel punto, non è più una coincidenza.
È una strategia.


E mentre oggi scoppia il caso Cuffaro–Romano…

https://reportsicilia.it/associazione-a-delinquere-turbativa-dasta-e-corruzione-la-procura-chiede-larresto-di-toto-cuffaro-saverio-romano-e-altre-16-persone/

…l’inchiesta agrigentina resta congelata in una nebbia di attesa.

Stesso schema.
Stesse accuse.
Stessa matrice politica.
Ma due racconti diversi:

  • uno fa rumore,

  • uno deve sparire.


È questo, allora, il vero nodo:

Quando la Sicilia tace, chi ha deciso di spegnere la luce?

Quando tutto diventa sussurro, chi ha paura che si continui a parlare?

Quando l’acqua non arriva, chi ha l’interesse che la città resti in ginocchio?

Il silenzio non è mai neutro.
Il silenzio è una scelta.
E spesso, il silenzio è colpevole.


Report Sicilia non tace.

Non ha taciuto ieri.
Non tace oggi.
Non tacerà domani.

Perché la gente può anche dimenticare.
Chi ha memoria corta vive tranquillo.

Ma noi no.
Noi ricordiamo.
Noi nominiamo.
Noi rompiamo il silenzio.

Sempre.

 

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