Il super burocrate licatese era stato accusato di pilotare appalti pubblici con l’aiuto dell’assessore Maria Sitibondo, ma per il Tribunale di Palermo mancano le esigenze cautelari

AGRIGENTO – Con un colpo di scena giudiziario, il Tribunale del Riesame di Palermo ha disposto la scarcerazione dell’architetto Sebastiano Alesci, coinvolto nell’inchiesta “Appalti e mazzette” condotta dalla Procura di Agrigento.

Il provvedimento arriva a meno di quattro mesi dall’arresto disposto dal GIP del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, che aveva individuato in Alesci il promotore di una presunta associazione a delinquere in grado di condizionare le gare pubbliche, imponendo ditte “vicine” per appalti e subappalti.

Il Tribunale di Palermo – Sezione per il Riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale e dei sequestri – composto da Annalisa Tesoriere (presidente), Simona Di Maida e Alessia Geraci – ha accolto integralmente la richiesta della difesa (Avv. Vincenzo Alesci, foro di Santa Maria Capua Vetere), annullando l’ordinanza del 7 aprile 2025.

Nel provvedimento si legge:

“In accoglimento della richiesta di riesame proposta nell’interesse di Alesci Sebastiano, previa esclusione della esigenza cautelare di cui all’art. 274 lett. a) c.p.p., si annulla l’ordinanza emessa dal G.I.P del Tribunale di Agrigento. Ordina, per l’effetto, l’immediata liberazione del predetto indagato, ove non detenuto per altra causa. Fissa in giorni 45 il termine per il deposito dell’ordinanza.”

Il contesto dell’indagine: pressioni su un cantiere per un hotel di lusso

I fatti contestati risalgono al febbraio 2025, quando gli investigatori intercettano un incontro tra Alesci, l’assessore al Turismo Maria Sitibondo (poi dimessasi) e il direttore dei lavori Francesca Irene Laterra, presso un cantiere dove dovrebbe sorgere una struttura alberghiera di pregio.

Secondo gli inquirenti, Alesci e Sitibondo avrebbero fatto pressioni per forzare l’inserimento di una ditta “vicina” in subappalto, nonostante i lavori fossero già affidati ad altra impresa. L’assessore avrebbe anche rafforzato il peso della minaccia utilizzando il proprio ruolo istituzionale.

I dialoghi intercettati dai poliziotti non lasciano spazio a fraintendimenti:

“Io ti do tutte cose… tu ti devi solo preoccupare di farli lavorare”

“Sa quello che deve fare… sveglia… se non vogliono rotture di scatole…”

Il Gip di Agrigento aveva definito la condotta di Sitibondo di “elevato disvalore sociale e istituzionale”, disponendo per lei l’obbligo di dimora.

Ora, però, arriva la decisione del Riesame che azzera la misura cautelare a carico di Alesci, rimettendolo in libertà.

Una battaglia ancora aperta

L’annullamento della misura cautelare non equivale a un’assoluzione nel merito, ma evidenzia l’assenza delle condizioni per mantenere la detenzione preventiva, in attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta. Resta intatto il fascicolo d’indagine e le accuse formulate dalla Procura agrigentina, che continuerà le sue attività.

Nel frattempo, l’ombra di un sistema opaco nella gestione degli appalti pubblici continua a inquietare la città di Licata e tutta la provincia agrigentina, dove episodi come questo delineano un clima di grave alterazione della trasparenza amministrativa.

📎 Fonte: Grandangolo Agrigento – “Appalti e mazzette”, scarcerato l’architetto Alesci

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