Affidamenti diretti e procedure negoziate a inviti: Agrigento resta un feudo amministrativo, non una città trasparente
Ad Agrigento tutto cambia per restare uguale.
Mentre la città affonda tra crisi idrica, degrado e servizi al collasso, l’amministrazione Miccichè continua a distribuire appalti “a porte chiuse”, con procedure negoziate che invitano sempre le stesse dieci imprese, senza alcuna gara pubblica.
L’ultima è la Determina Dirigenziale n. 3261/2025 Determina+Dirigenziale+2025-3261, documento ufficiale con cui il Comune procede a un nuovo affidamento con la consueta formula:
“Procedura negoziata ai sensi dell’art. 50 del D.Lgs. 36/2023, con invito a dieci operatori economici.”
Dieci ditte, sempre le stesse, sempre nello stesso circuito.
Nessuna pubblicazione aperta. Nessuna possibilità per le imprese agrigentine di partecipare liberamente.
⚙️ Il sistema che si autoalimenta
È lo schema tipico del “sistema Miccichè & company”:
appalti gestiti attraverso canali controllati, dove la trasparenza è solo sulla carta e le ditte locali vengono tagliate fuori in partenza.
Da tempo Report Sicilia denuncia questa pratica:
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lavori di manutenzione, illuminazione, verde pubblico e strade;
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affidamenti ripetuti agli stessi operatori economici;
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assenza di reale concorrenza;
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elenchi di imprese che sembrano chiusi come club privati.
Il risultato?
Le imprese agrigentine muoiono, mentre gli appalti continuano a scorrere sempre nella stessa direzione.
📜 Una norma, cento scappatoie
L’articolo 50 del nuovo Codice dei Contratti Pubblici prevede la possibilità di affidare lavori sotto una certa soglia con “procedura negoziata”, ma solo in casi specifici e nel rispetto della rotazione, della pubblicità e della parità di accesso.
Ad Agrigento, però, questa norma è diventata la regola, non l’eccezione.
Ogni volta si procede con inviti limitati, senza avviso pubblico e senza criteri chiari di selezione.
In pratica: un recinto chiuso in cui i soliti noti vengono chiamati e gli altri guardano.
🧱 La città dei favoritismi
Mentre il sindaco Francesco Miccichè parla di “Capitale della Cultura”, nella pratica quotidiana la sua amministrazione mostra un’altra faccia: quella del potere amministrativo gestito in cerchio ristretto, dove la cultura della trasparenza non è mai entrata.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti:
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cantieri eterni,
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lavori mal eseguiti,
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ditte locali escluse,
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cittadini che pagano due volte — in tasse e in disservizi.
💣 Una domanda semplice
Perché, dopo anni di “Capitale della Cultura”, “rilancio”, “efficienza amministrativa”, si continua ad assegnare lavori con procedure chiuse e inviti pilotati?
Perché la trasparenza a Agrigento resta sempre un tabù?
E soprattutto:
Chi decide quali ditte devono essere invitate e quali no?
🖊️ Report Sicilia non tace
Da tempo denunciamo gli affidamenti in fotocopia, i bandi costruiti su misura e il sistema di favori che continua a umiliare la città.
E continueremo a farlo,
finché l’amministrazione comunale non tornerà a rispettare una parola dimenticata:
legalità.

