E’ calato il silenzio sul progetto di rigassificatore a Porto Empedocle. Non ne parla più nessuno. Nè chi lo ha proposto, Enel, Snam e altre aziende a esse collegate, nè tanto meno gli oppositori, rappresentati da ambientalisti (veri e per necessità) o politici del territorio, per motivi di bandiera più che per conoscenze dell’opera. L’ultima notizia risale allo scorso anno quando la Regione diede una proroga di altri 4 anni – diventati nel frattempo 3 – dei termini per la realizzazione del terminale di Porto Empedocle. Un progetto fermo da anni, con un’autorizzazione a suo tempo scaduta, ma che lo scorso anno si pensò di riaccendere, per consentire la realizzazione dell’impianto entro il 2028. Realizzare un simile progetto (con una capacità di rigassificazione del metano pari a 8 miliardi di metri cubi l’anno) richiede circa 4 anni di tempo e un investimento superiore al miliardo di euro. E siccome la matematica e il tempo soprattutto non sono opinioni, c’è da ritenere che in questo brevissimo lasso di tempo ormai rimasto fino alla scadenza della nuova proroga, i margini temporali per l’edificazione della grande opera e la sua messa in funzione, siano ridotti praticamente al lumicino. Quasi come a non voler svegliare il cane che dorme, tutti gli “attori” di questa odissea iniziata nel 2004 (!) rimangono rigorosamente sotto coperta, lasciando la comunità in un limbo che lascia sgomenti. Sapere se alla fine si farà o non si farà … fa tutta la differenza di questo mondo. L’area continua a essere delimitata e controllata da metronotte, nei dintorni dovrebbe sorgere il “nuovo” dissalatore che spegnerà la sete degli agrigentini, ma che ancora non si vede, il dissalatore s’intende. Sul rigassificatore silenzio, tutto tace. Il tema energetico in Italia è sempre in primo piano, ma del terminale di Porto Empedocle sembra sia stato deciso di parlarne il meno possibile. Se questa opera deve farsi si inizi, altrimenti chi l’ha proposta tolga le tende (senza neanche averle messe fisicamente) e dia spazio ad altri. Visti i tempi ridotti in vista della costruzione – salvo una ennesima proroga al 2070 – sarebbe il caso di dire stop a questa sceneggiatura e consentire alla comunità locale di immaginare per l’area del riempimento a mare e le adiacenze altri progetti di sviluppo, sganciando il territorio da questa eterna incompiuta, nemmeno iniziata.

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