AGRIGENTO – Da una parte gli aumenti delle tariffe per la concessione dei loculi cimiteriali, dall’altra la proroga dell’uso forzato – e temporaneo da oltre sette anni – di cappelle private, già pagate a caro prezzo da cittadini che oggi si vedono privati del proprio diritto. Il paradosso è servito.

Nei giorni scorsi il Comune di Agrigento ha ufficializzato un nuovo aumento delle tariffe per i loculi al cimitero di Piano Gatta, adeguandoli all’indice ISTAT. Un singolo loculo oggi può arrivare a costare anche il 40% in più rispetto agli anni precedenti, rendendo la sepoltura un onere economico sempre più gravoso per le famiglie.

Ma ciò che appare ancora più grave è che, nonostante questi rincari, il Comune continua ad occupare cappelle private – regolarmente acquistate da cittadini – per sopperire alla cronica mancanza di posti. Con l’Ordinanza Sindacale n. 53 del 18 giugno 2025 OMISSIS_Ordinanza+Sindacale+2025-53, infatti, è stata disposta la proroga per tutto l’anno dell’uso di 41 posti in cappelle di proprietà privata, già oggetto di requisizione “temporanea” sin dal 2017.

Nell’atto firmato dal sindaco Francesco Miccichè si legge che:

“permangono le motivazioni e le ragioni, contingibili ed urgenti, che hanno portato all’emissione della precitata O.S. n. 77 del 30.03.2017”.

In parole semplici: da oltre sette anni, l’amministrazione proroga sistematicamente l’occupazione di spazi cimiteriali altrui, liquidando una “indennità di requisizione” ai legittimi proprietari, che però continuano a non poter disporre del bene per cui hanno già pagato.

Intanto, rimangono oltre 40 salme in deposito e 99 in tumulazioni temporanee, alcune delle quali proprio in quelle cappelle requisite. Un sistema d’emergenza che sembra essersi trasformato in prassi ordinaria.

Il Comune dichiara che gli 80 loculi recentemente realizzati non sono sufficienti per rispondere al fabbisogno annuo e che vi è un rischio igienico-sanitario sempre più imminente. Ma è lecito domandarsi: quanto durerà ancora questa emergenza permanente? E a cosa servono gli aumenti dei costi, se non a garantire un servizio finalmente dignitoso e giuridicamente corretto?

I cittadini, intanto, pagano due volte: con i loro soldi e con la rinuncia ai propri diritti.

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