Autismo, la voce di una mamma: “Meno parole e più fatti. L’inclusione non è reale”

Si avvicina il 2 aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, e come ogni anno si moltiplicano inviti a convegni, incontri istituzionali, seminari sul tema dell’inclusione. Parola chiave? Inclusione scolastica, sportiva, lavorativa. Tutto bellissimo, se non fosse che – per chi ogni giorno vive l’autismo sulla propria pelle – la realtà è ben diversa.

A denunciare questa distanza tra parole e fatti è una mamma coraggio, che affida ai social un messaggio potente, diretto e profondo. Un grido d’allarme che merita attenzione e rispetto, perché parla a nome di tante famiglie lasciate sole dalle istituzioni.

“Nulla di tutto questo è reale. Le famiglie non hanno alcun tipo di sostegno. Per le terapie ci si rivolge spesso al privato, con costi esorbitanti, e senza alcun aiuto, almeno per i disabili gravi”.

Una verità che fa male, perché nel 2025 – tra bandi, fondi, progetti e linee guida – non dovrebbe più esserci spazio per l’abbandono. E invece, ancora oggi, per garantire un minimo di percorso terapeutico, è la famiglia a dover mettere una pezza.

Piani individualizzati: diritti negati, battaglie continue

Uno dei nodi più dolorosi è quello dei PIANI INDIVIDUALIZZATI, strumenti fondamentali per garantire supporto, crescita e inclusione. Eppure, come racconta la stessa madre:

“Anni di lotte legali contro il Comune per soli tre mesi di servizio. Poi tutto sparisce, le attività vengono interrotte e il percorso viene bruscamente spezzato. E ovviamente, non mi fermerò mai.”

Ma la domanda più inquietante resta sospesa nell’aria: “E chi non può permettersi di lottare? E chi non ce la fa?” La risposta la conosciamo tutti: si arrangia, rinuncia, si spezza.

Inclusione vera? Serve meno retorica e più umanità

A due giorni dal 2 aprile, il rischio è quello di assistere all’ennesima passerella istituzionale, fatta di buone intenzioni e slogan vuoti, mentre la quotidianità delle famiglie resta fatta di sacrifici, solitudine e burocrazia nemica.

“Forse dovremmo usare meno parole e più fatti. Meno passerelle e più umanità. Ma so che siamo ben lontani da una reale trasformazione.”

Il messaggio si conclude con un augurio amaro, ma carico di dignità: “Buona consapevolezza a tutti.”

Un monito che dovrebbe suonare forte nelle coscienze di chi ha il potere – e il dovere – di trasformare davvero questa realtà. Non con le luci blu del 2 aprile, ma con azioni concrete, continuità nei servizi e rispetto per ogni bambino, ogni famiglia, ogni diritto.

Autore