Alcune mattine fa, esattamente sei giorni or sono, l’assessore alla Polizia Locale e alle Attività Produttive del Comune di Agrigento, Carmelo Cantone, ha incontrato i tassisti della città dopo le numerose segnalazioni ricevute da cittadini, turisti e operatori economici sulla difficoltà a reperire un taxi in città.
“Una città a vocazione turistica – ha dichiarato Cantone – deve poter contare su un servizio taxi puntuale ed efficiente. Per questo motivo continueremo il confronto con la categoria per migliorare e potenziare l’offerta, a beneficio di residenti e visitatori”.
Parole condivisibili ma che, a dieci anni dall’approvazione del Regolamento comunale taxi (delibera consiliare n.138 del 1 luglio 2014), suonano come l’ennesima promessa politica rimasta lettera morta.
Il regolamento del 2014: scritto, approvato e poi dimenticato
Quel regolamento fu fortemente voluto, prodotto e presentato come iniziativa personale dell’allora consigliere comunale Giuseppe Di Rosa, che lo portò in Aula contro la resistenza di gran parte del Consiglio, nonostante le pressioni e gli “avvicinamenti poco raccomandabili” che miravano a bloccarlo.
Il testo fissava regole chiare:
-
massimo 30 licenze rilasciabili (art. 9);
-
concorsi pubblici per la loro assegnazione (art. 10);
-
istituzione di stalli regolamentati e di turni e orari del servizio (artt. 24-25);
-
caratteristiche obbligatorie delle vetture, dal colore bianco al tassametro piombato (artt. 18-21);
-
controlli e sanzioni affidati alla Polizia Locale (artt. 34-40).
Un bando fu effettivamente aperto: alcune licenze furono rilasciate, ma altrettante sono rimaste nei cassetti degli uffici comunali, mai assegnate.
Un servizio senza regia
Il dato più grave, però, è che ad Agrigento non esiste alcuna regia per il servizio taxi:
-
non sono mai stati istituiti stalli a norma;
-
non esiste un servizio notturno;
-
non ci sono turni né orari prestabiliti;
-
nessun controllo effettivo è mai stato esercitato.
In sostanza, un servizio che per legge è pubblico è stato lasciato alla gestione “privatistica” di chi lo svolge, senza colpe dirette per i tassisti, ma con enormi responsabilità da parte dell’amministrazione comunale.
La contraddizione: taxi bloccati, navette regolari
Emblematico è il confronto con un altro servizio di trasporto in città: quello delle navette turistiche elettriche gestite da Ecclesia Viva Onlus.
Grazie a una lunga serie di autorizzazioni rilasciate da Comune, Polizia Locale, Libero Consorzio e Regione Siciliana, queste navette operano regolarmente dal 2018, con itinerari prestabiliti che collegano Porta di Ponte, via Atenea, piazze e vie centrali fino alla Valle dei Templi.
Le autorizzazioni, rinnovate più volte (l’ultima proroga valida fino al 2025), sono corredate da tutti i pareri tecnici e dai nulla osta necessari. Risultato: l’unico servizio di trasporto turistico ad Agrigento che oggi funziona in piena regola è quello di Ecclesia Viva, mentre i taxi restano senza regole applicate, senza stalli e senza organizzazione.
Abusivismo e concorrenza sleale
A complicare ulteriormente il quadro, si aggiunge il fenomeno dei tassisti abusivi e degli alberghi e le strutture ricettive in genere che utilizzano mezzi propri per trasportare i clienti anche da e per gli aereo porti, attività che non sono autorizzati a svolgere ma che prosperano nella totale assenza di controlli.
La domanda inevasa
La dichiarazione dell’assessore Cantone rischia quindi di restare un esercizio retorico se non si parte da un dato semplice: perché il Comune non ha mai dato seguito pieno al regolamento del 2014? E perché, dopo aver rilasciato solo parte delle licenze, non ha completato l’organico né istituito gli strumenti base di un servizio pubblico lasciando di fatto proliferare senza i dovuti controlli l’abusivismo?
Da oltre trent’anni, il servizio taxi ad Agrigento rimane fermo, in uno stato embrionale. E mentre cittadini e turisti rincorrono un taxi, le uniche ruote che viaggiano regolarmente sono quelle delle navette di Ecclesia Viva.
È ora di scegliere: continuare a vendere fumo o far funzionare davvero un servizio pubblico che Agrigento, se vuole definirsi città turistica, non può più permettersi di ignorare.

