Agrigento continua a viaggiare su strade incerte. Non è una metafora, ma la cronaca quotidiana di una provincia immobilizzata da cantieri infiniti, promesse non mantenute e risposte vaghe. L’ultima occasione per ricevere chiarimenti si è consumata il 6 novembre 2025, all’interno della Prefettura, dove si è tenuto un incontro cruciale sulla gestione dell’emergenza viabilità, alla presenza dell’ANAS e dei rappresentanti del Cartello Sociale di Agrigento.

I cantieri bloccati e i tempi incerti: un viaggio tra incompiute e rinvii

L’elenco delle infrastrutture coinvolte nella crisi della viabilità agrigentina è lungo e impietoso. Si va dalla Variante di Porto Empedocle al Viadotto Re, passando per il Ponte Maddalusa, il Viadotto Milena, il Viadotto Spinola, la Galleria Spinasanta e il simbolico Ponte Morandi. In ognuno di questi casi, il filo conduttore è lo stesso: ritardi cronici, appalti revocati, imprese in fuga e lavori fermi da mesi, quando non da anni.

La situazione del Ponte Maddalusa è tra le meno critiche, ma comunque rappresentativa. La riapertura è prevista per il 30 giugno 2026, una data che, pur lontana, almeno è ufficialmente indicata. Ma il resto del quadro è disarmante. Il Viadotto Milena è fermo dopo la revoca del contratto con l’impresa esecutrice e, nonostante la procedura per individuare un nuovo soggetto sia avviata, ben quattro aziende hanno già rinunciato all’incarico, scoraggiate probabilmente da condizioni tecniche ed economiche non favorevoli.

Ponte Morandi: simbolo di promesse disattese

Quando si parla di emergenza viabilità ad Agrigento, è impossibile non citare il Ponte Morandi, divenuto il simbolo della crisi infrastrutturale della provincia. Due i cantieri attivi: il tratto “Akragas 1” è completamente fermo per revoca dell’appalto, mentre “Akragas 2” procede con una data di completamento stimata nel 2027. Una tempistica che appare spropositata, se si considera che si tratta di un’infrastruttura strategica per l’accesso al centro urbano.

Viabilità locale a Porto Empedocle: un quartiere isolato dalla burocrazia

Non è solo il capoluogo a subire le conseguenze della paralisi infrastrutturale. Anche le comunità periferiche, come quella di Porto Empedocle, soffrono una condizione di isolamento crescente. In particolare, la contrada Cocciufa, dove vivono oltre 3.000 persone, è accessibile soltanto dalla SS115, con evidenti problemi di congestione e sicurezza. Il Cartello Sociale ha chiesto formalmente all’amministrazione comunale di intervenire, proponendo l’apertura di una strada interna esistente, oggi chiusa da un cancello.

Spinasanta e Spinola: gallerie e viadotti, tra lavori infiniti e traffico in tilt

Tra gli interventi più delicati vi sono quelli sulla Galleria Spinasanta e sul Viadotto Spinola. Nel primo caso, i lavori puntano a garantire finalmente il transito a doppia corsia, ma la durata stimata è di oltre due anni. Una previsione che rischia di trasformarsi in una condanna, se si considera che le strade alternative non sono in grado di reggere il traffico deviato.

Sul Viadotto Spinola, invece, si attende la conclusione dei lavori al Viadotto Re prima di poter procedere. Una catena di dipendenze che rallenta ogni decisione e che, nei fatti, paralizza l’intero sistema viario. E mentre i mezzi pesanti restano incolonnati e le ambulanze faticano a raggiungere gli ospedali, l’ANAS continua a non fornire indicazioni precise. In un contesto segnato da inazione e ritardi, una luce arriva, secondo i rappresentanti del Cartello sociale,dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento, che ha ottenuto un finanziamento di 1.200.000 euro per interventi di messa in sicurezza sulla strada “Fauma-Lago”. L’opera non prevede l’ampliamento della carreggiata, ma rappresenta comunque un segnale di attenzione concreta ai bisogni del territorio.

Il prefetto alza la voce: nuova convocazione il 6 dicembre

Il Prefetto di Agrigento, da tempo impegnato a tenere uniti i fili di una crisi sempre più complessa, ha annunciato un nuovo incontro per il prossimo 6 dicembre. L’obiettivo è chiaro: obbligare l’ANAS a fornire date certe, piani dettagliati e impegni vincolanti per ciascun cantiere ancora aperto.

Il territorio ha bisogno di risposte.   L’emergenza viabilità non è solo un problema tecnico. È un ostacolo allo sviluppo, alla sicurezza, alla qualità della vita. È una ferita aperta, che rischia di diventare cronica se non si interviene con decisione e trasparenza.

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