PALAZZO TOMASI

Le “mirabolanti avventure” di Agrigento Capitale della Cultura, con il suo strascico di brutte figure su scala nazionale, create da chi governa questo carrozzone e non da chi le denuncia, fa registrare un nuovo capitolo. A firmarlo è ancora una volta una delle penne più taglienti del panorama italico, quella di Gian Antonio Stella, prima firma del Corriere della Sera, nella sua rubrica “Tuttifrutti”. Al centro della questione è la grottesca vicenda di Palazzo Tomasi. Con la delibera di giunta n. 14 del 28 gennaio 2025, il Comune di Agrigento aveva concesso in comodato d’uso gratuito il Palazzo Tomasi di via Piano Sanzo, 2, alla Fondazione di partecipazione “Agrigento 2025”, destinandolo a sede operativa per le attività legate al progetto di Agrigento Capitale della Cultura 2025. Nulla da obiettare sul fine dell’iniziativa, ma un problema sorse subito lampante, evidenziato prima di tutti da Report Sicilia: si tratta di un bene vincolato, dichiarato d’interesse storico-artistico ai sensi dell’art. 10, comma 1, del Codice dei Beni Culturali (D. Lgs. 42/2004). Questo significa che qualsiasi intervento sulla struttura – sia esso una ristrutturazione, un adeguamento impiantistico o una semplice modifica degli interni – deve essere preventivamente autorizzato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento.

 

Ad oggi l’immobile non è utilizzabile come sede di alcuna istituzione, compresa Agrigento Capitale della Cultura. Una farsa in salsa giurgintana che ha valicato – come altre – i confini mediatici locali, finendo sulla scrivania di Gian Antonio Stella. Dopo gli articoli dei giorni scorsi, nei quali raccontava le grottesche storie dei tombini coperti per rifare le strade e altre pessime figure raggranellate dagli organizzatori dell’evento, l’editorialista ha “sganciato” un altro “missile” pubblicato stamane sul Corsera dal titolo: “Agrigento capitale, ma manca la luce”. Impietoso il finale del pezzo: “La prossima volta però, prima di affidare a un comune cotanto vessillo onorifico, sarà opportuno controllare: può bastare – si chiede Stella – la fedeltà politica al governo di turno”? Un evento che dunque avrebbe dovuto e potuto rivitalizzare l’immagine di Agrigento nel mondo, sta diventando giorno dopo giorno un palcoscenico, sul quale si esibisce l’incapacità di chi amministra questa straordinaria opportunità, indignando più gli osservatori esterni che quelli locali. Un paradosso che, ovviamente, non poteva che essere generato nella terra di Pirandello. 

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