Il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè, bardato con fascia tricolore ieri mattina ha vigorosamente sentenziato: “Agrigento esce dall’isolamento”. Frase monumentale detta tra i sorrisi e i dolcetti sgranocchiati durante l’inaugurazione del ponte Salso, resa possibile dopo anni da Anas lungo la Ss 640 Agrigento-Caltanissetta. “Tutto molto bello”, avrebbe detto il compianto Bruno Pizzul, ma in quanto a isolamento Agrigento… di strada ne deve percorrere parecchia, prima di poter essere considerata fuori da tale condizione. Senza andare infatti neanche tanto lontano, visto lo scandaloso protrarsi dei lavori per il rifacimento del viadotto Akragas-Morandi che ormai vedono avvicinarsi il traguardo dei dieci anni (!) dal loro inizio. La più grande infrastruttura realizzata nella città dei Templi dagli anni 7o a oggi è ancora un gigantesco cantiere, pericolosamente percorribile a due sole corsie con doppio senso di circolazione. Tutto il resto è ancora chiuso, con la nettissima sensazione che possano passare altri mesi prima che la situazione torni alla “normalità”. Da uno scandalo all’altro, basta percorrere pochi chilometri e imbattersi nella vergognosa vicenda del ponte Maddalusa (nelle foto in basso), quello che collega Porto Empedocle con la Ss 115 e quindi con la Ss 640. Chiuso da tre anni, con lavori iniziati, fermati, ripartiti e di nuovi fermati per motivi al momento ignoti. Poche centinaia di metri di asfalto, sospeso su qualche pilone di cemento armato che Anas e le ditte via via alternatesi nei lavori non sono stati capaci di rendere sicuri e percorribili in pochi mesi.

Dicevano che a influire sull’andamento dell’intervento fosse il rischio di crollo della zona, da anni al centro delle attenzioni per i ben noti problemi geologici di questo tratto di costa. Una ipotesi questa che venne sostanzialmente smentita dalla stessa Anas, ma alla quale non ha fatto seguito una conclusione dell’intervento. Il cantiere è chiuso da mesi, quanto fatto in precedenza rischia di andare in malora, con conseguente spreco di denaro pubblico. Dalle istituzioni nessuna presa di posizione pubblica, nessuna strigliata nei confronti di chi da un lato completa dopo decenni opere di interesse regionale, dall’altro non riesce a ultimare interventi meno imponenti (il ponte Maddalusa) o di grande valore urbanistico e simbolico come il viadotto Morandi. Il pensiero va in questo caso all’inevitabile parallelismo con la tragedia di Genova. Quando crollò il ponte Morandi lo Stato e Anas si imposero di far rinascere l’opera in pochi mesi per rispetto delle vittime. Ad Agrigento non si rispettano i vivi, quelli da quasi dieci anni sono privati dell’opera viaria pubblica più importante per il tessuto urbano. La speranza è che la prossima frase “Agrigento esce dall’isolamento”, questo sindaco o chi verrà dopo, la possa dire alla cerimonia di riapertura del “nostro” ponte Morandi. 

Autore