Caso Narbone e “gruppo Sagra”: il Consiglio Comunale ricorda di essere organo di controllo e vigilanza?

AGRIGENTO – Dopo la pubblicazione dell’articolo di Report Sicilia intitolato “Caso Narbone e gruppo Sagra: i burocrati del Comune prendono tempo”, emergono nuovi interrogativi che non possono più essere ignorati, soprattutto da parte di chi rappresenta i cittadini nelle istituzioni.

È doveroso oggi interrogare la Conferenza dei Capigruppo e l’intero Consiglio Comunale di Agrigento:

Sono davvero coscienti i consiglieri comunali che il loro ruolo non si esaurisce nel voto in aula, ma implica una responsabilità attiva come organo ispettivo, di controllo e di vigilanza?

In una vicenda dai contorni sempre più opachi, con gravi anomalie amministrative denunciate da una dipendente comunale, la signora Narbone, e un gruppo di persone che – secondo quanto riferito – ha frequentato quotidianamente gli uffici comunali senza alcun titolo, è inaccettabile che le massime cariche burocratiche del Comune, Segretario Generale e dirigenti compresi, dichiarino di “non sapere nulla dell’esistenza di un Ufficio Sagra”.

Tutto ciò mentre i dipendenti comunali testimoniavano l’accesso continuo e “autonomo” di persone non autorizzate, che non solo transitavano liberamente, ma davano addirittura indicazioni operative agli uffici.

Come può il Consiglio Comunale, massimo organo politico del Comune, accettare che a distanza di mesi si continui a minimizzare una situazione che appare tutt’altro che trascurabile?
Come si può tollerare che si parli di “gossip da palazzo”, mentre invece esistono comportamenti, documentati, che sfiorano l’inquinamento procedurale e che potrebbero anche configurare reati?

consiglio comunale agrigento

È ora di fare chiarezza: chi doveva controllare?

Il comportamento delle figure istituzionali coinvolte non può essere archiviato con una scrollata di spalle. La denuncia della signora Narbone è chiara, grave e circostanziata.
Dobbiamo aspettare che subisca ulteriori danni, oltre a quello già accaduto alla sua vettura? O aspettiamo che qualcuno cerchi di “convincerla” che nulla è successo, alimentando l’idea che ad Agrigento si possa fare e disfare negli uffici pubblici senza alcuna conseguenza?

E infine: è normale che un Consiglio Comunale debba attendere direttive esterne per decidere se e quando trattare un tema così serio? O è forse il segnale che stiamo davanti a uno squarcio su una mala gestio istituzionale che potrebbe coinvolgere irregolarità negli affidamenti, favoritismi, e violazione dei principi fondamentali delle gare pubbliche?

La turbata libertà del procedimento di scelta del contraente: un rischio reale?

Il codice penale parla chiaro: si configura il reato di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente” ogni volta che:

  • Si favorisce una ditta a scapito di un’altra.

  • Si inquina il bando di gara o gli atti che stabiliscono i criteri di partecipazione.

  • Si orienta in modo improprio un affidamento diretto attraverso influenze esterne o “gare” informali pilotate.

Tutto ciò viola i principi di trasparenza, imparzialità e libera concorrenza che regolano ogni appalto pubblico.
Se, come sembrerebbe dai fatti denunciati, un gruppo non istituzionale ha condizionato le scelte amministrative, la questione non è più una faccenda interna: è materia da Procura e da Autorità Anticorruzione.


📌 Approfondisci: Caso Narbone e gruppo Sagra, i burocrati del Comune prendono tempo


Il Consiglio Comunale di Agrigento ha il dovere morale e istituzionale di agire.
Chi tace oggi, sarà complice domani.

Autore