CATANIA – 13 maggio 2025 – Ancora violenza nel carcere etneo di Piazza Lanza, dove un giovane agente della Polizia Penitenziaria è stato brutalmente aggredito da un detenuto per futili motivi. L’episodio si è verificato nella serata di lunedì, intorno alle 20, e a darne notizia è il SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), attraverso una dura nota del consigliere nazionale per la Sicilia, Francesco Pennisi.
Il poliziotto è stato colpito con estrema violenza con pugni e calci, riportando un trauma cranico con punti di sutura al cuoio capelluto e un serio trauma alle costole. Trasportato d’urgenza in ospedale, i medici hanno emesso una prognosi di 30 giorni.
“Non è più tollerabile – denuncia Pennisi – che agenti dello Stato continuino a essere massacrati mentre lo Stato resta a guardare. Chiediamo lo stato di emergenza per le carceri siciliane: l’amministrazione penitenziaria ha dimostrato l’incapacità di garantire sicurezza e ordine”. Il sindacato punta il dito anche contro la mancata gestione dei detenuti facinorosi, come quello protagonista dell’aggressione, già autore di gravi eventi critici ma mai trasferito altrove.
Secondo Pennisi, i cosiddetti Gruppi di Intervento Operativo non bastano, perché intervengono sempre a fatti già avvenuti. “Occorrono strumenti veri – aggiunge – come il taser, il rafforzamento degli organici e una maggiore coordinazione tra Direzione, PRAP e DAP“.
Durissimo anche l’intervento del segretario generale del SAPPE, Donato Capece: “Tra suicidi, risse, evasioni e aggressioni, la situazione è fuori controllo. È il fallimento delle politiche carcerarie degli ultimi anni. Serve espellere i detenuti stranieri autori di violenze, che oggi rappresentano quasi un terzo della popolazione carceraria, e ripristinare presidi fondamentali come le sentinelle di sorveglianza e i sistemi anti-intrusione”.
Capece denuncia anche la mancanza di finanziamenti per la sicurezza tecnologica e l’assoluto disinteresse della politica. “Non è certo l’affettività in carcere la priorità del sistema penitenziario – conclude – ma la tutela degli agenti e della collettività”.

