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Un anno dopo la conclusione di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024, la città marchigiana si ritrova sotto la lente della Corte dei Conti. Con la delibera n. 81 del 31 luglio, i giudici contabili hanno analizzato i bilanci comunali del 2022 e 2023, anni cruciali per l’organizzazione degli eventi legati al titolo, evidenziando criticità pesanti.

Le “bacchettate” ai conti di Pesaro

Secondo la Corte, molte spese ordinarie sarebbero state coperte con l’avanzo di amministrazione: contributi, trasferimenti, manutenzioni, fitti, servizi amministrativi e persino il fondo crediti di dubbia esigibilità. Una gestione che, pur non infrangendo formalmente le regole, lascia emergere ombre sul metodo e sulla solidità della programmazione.

L’opposizione locale ha parlato di un “sistema Pesaro”, fatto di maquillage contabile e spese spalmate per ottenere consenso politico. La maggioranza ha provato a difendersi, parlando di legittimità e difficoltà eccezionali (inflazione, caro energia), ma la fotografia che emerge è chiara: la Corte dei Conti arriva, controlla e lascia segni profondi.

Il parallelo con Agrigento

Agrigento si avvia a vivere il suo anno da Capitale Italiana della Cultura 2025, con proclami, progetti e spese milionarie. Ma la vicenda pesarese insegna una lezione precisa: finito lo spettacolo, iniziano i conti.

Come già denunciato da Report Sicilia in più occasioni, i bilanci del Comune di Agrigento presentano squilibri preoccupanti, con fondi del sociale usati per coprire debiti e una gestione che, secondo più di un’analisi, appare poco trasparente (leggi qui).

Se a Pesaro la Corte ha già mostrato i denti, non c’è motivo di pensare che ad Agrigento sarà diverso. Anzi: con spese ingenti per eventi, comunicazione e progetti “a pioggia”, è quasi certo che i giudici contabili, a tempo debito, vorranno vederci chiaro.

Non solo politica: in gioco il capitale personale

Ed è qui che il sindaco Francesco Micciché deve prestare attenzione. Non si tratta solo di un rischio politico o reputazionale. In caso di accertamento di danno erariale, la Corte dei Conti può chiedere conto direttamente agli amministratori, mettendo a rischio il capitale economico personale.

Ciò significa che firme, delibere e autorizzazioni potrebbero tradursi, domani, in richieste di risarcimento da coprire con beni e patrimoni privati. È già accaduto in altri Comuni e accadrà di nuovo: la responsabilità amministrativo-contabile non conosce eccezioni.

La festa passa, i conti restano

Micciché oggi può far finta di nulla, continuare a tagliare nastri e promuovere eventi. Ma la storia recente insegna che la Corte dei Conti non dimentica e non guarda alle luci della ribalta: guarda alle carte, ai numeri, alle firme.

E quando arriverà il tempo delle verifiche — perché arriverà — la vera domanda sarà: chi pagherà il conto?

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