Il CODACONS col suo rappresentante regionale del dipartimento trasparenza enti locali, interviene sulle vicende che sono accadute a margine della manifestazione del 2 Agosto u.s. #vogliamolacqua

La città di Agrigento è teatro di una crescente tensione sociale e politica, culminata recentemente in una manifestazione che ha visto circa 4.000 cittadini sfilare per le vie della città e recarsi presso la prefettura per consegnare un documento al prefetto. Tuttavia, quello che sembra essere un semplice atto di protesta nasconde dinamiche ben più complesse e inquietanti.

Durante la manifestazione, il prefetto si era rifiutato di ricevere il comitato promotore, costringendolo a inoltrare il documento via PEC. Solo un giornale online ha pubblicato il video dello scontro verbale tra un rappresentante del comitato e il prefetto. Sorprendentemente, solo quattro giorni dopo, il prefetto ha convocato il comitato per ricevere nuovamente lo stesso documento. Questo improvviso cambio di atteggiamento solleva numerosi interrogativi: perché il prefetto ha inizialmente rimbrottato i cittadini, per poi decidere di incontrarli? Quali cambiamenti dietro le quinte hanno portato a questa decisione?

Il contesto in cui si svolge questa vicenda è quello di una città che lotta con problemi cronici legati alla gestione dell’acqua e alla politica locale. Agrigento, già afflitta da una crisi idrica che esaspera la popolazione, si trova ora a fare i conti con un’apparente mancanza di trasparenza e coerenza da parte delle istituzioni.

La manifestazione dei cittadini è stata un segnale forte e chiaro del malcontento diffuso, ma la risposta iniziale del prefetto ha alimentato ulteriormente il sospetto e la sfiducia verso le istituzioni. Quando le autorità locali mostrano tale incoerenza, è naturale che i cittadini si chiedano cosa si nasconde realmente dietro queste manovre.

Cosa si cela nei meandri della politica agrigentina? Perché il prefetto ha scelto di rimbrottare i sindacati, la Chiesa e i cittadini componenti del comitato promotore, per poi accoglierli? Questa altalena di atteggiamenti sembra riflettere una gestione governativa confusa e forse manipolata da interessi che non vengono dichiarati apertamente.

Il problema, si chiede la cittadinanza, non è semplicemente l’acqua o la politica, ma un insieme di fattori che sembrano essere gestiti da forze oscure e non trasparenti. Chi realmente governa questa città? Perché le decisioni cruciali sembrano essere prese senza un chiaro riferimento al bene comune?

Agrigento merita chiarezza e onestà da parte delle sue istituzioni. I cittadini hanno il diritto di conoscere la verità sulle dinamiche che influenzano le loro vite quotidiane. L’incontro tra il prefetto e il comitato promotore, dopo giorni di indifferenza, deve essere l’occasione per avviare un dialogo sincero e trasparente, che metta fine ai giochi di potere nascosti e ristabilisca la fiducia tra cittadini e istituzioni.

La pace sociale in città non deve essere solo apparente o con uno sforzo unilaterale. Agrigento ha bisogno di risposte concrete e di una politica che lavori realmente per il territorio e il bene comune, senza compromessi o oscuri retroscena. I cittadini attendono con impazienza che le parole si trasformino in azioni e che la verità venga finalmente a galla.

Il Codacons, è tra i pochi a evidenziare questi retroscena che affliggono la città. Giuseppe Di Rosa, Responsabile Regionale del Dipartimento Trasparenza Enti Locali del Codacons, ha espresso il suo disappunto riguardo l’iniziale comportamento del prefetto e ha sottolineato l’importanza di una governance trasparente e coerente per il bene della cittadinanza.

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