Il Comune si oppone a un decreto ingiuntivo per mancato pagamento a una struttura che ha ospitato una disabile psichica. Giuseppe Di Rosa denuncia da anni l’abbandono delle fasce fragili. Servono riforme, non altri ricorsi.

Agrigento – “La tragedia silenziosa dei disabili psichici in una città che si proclama Capitale della Cultura” è il titolo che apriva mesi fa un’inchiesta di Report Sicilia. E oggi, a distanza di tempo, quella tragedia non è affatto finita: continua, si ripete, si istituzionalizza.

Con la Determina Sindacale n. 80 del 14 luglio 2025 Determina+Sindacale+2025-80, il sindaco Francesco Miccichè ha autorizzato l’opposizione a un decreto ingiuntivo che imponeva al Comune di pagare una struttura che, tra novembre 2023 e marzo 2024, ha accolto una donna affetta da grave disabilità psichica. Un servizio già svolto, un diritto già sancito. Ma il Comune non ha pagato. E invece di riconoscere l’errore, va in giudizio.

Per l’ennesima volta.

Dietro la freddezza giuridica della delibera si nasconde un dramma umano e amministrativo che Giuseppe Di Rosa ha più volte portato sotto i riflettori, arrivando persino a manifestare da solo davanti a Palazzo dei Giganti.

“Il Comune di Agrigento ha già perso una causa costata oltre 3 milioni di euro per casi identici. Eppure continua a comportarsi come se quei soldi non fossero dei cittadini e come se quei diritti non esistessero”
(Giuseppe Di Rosa, Report Sicilia, aprile 2024)

E ora si riparte da capo. Invece di saldare il dovuto e istituire un fondo stabile per l’assistenza dei disabili psichici, si conferisce un altro incarico legale, si prepara una nuova battaglia giudiziaria, e si lascia che la macchina comunale accumuli altri debiti – economici, morali e civici.

Nel decreto ingiuntivo, il Tribunale ha dato ragione alla struttura assistenziale. Ma il Comune, su proposta del dirigente del Settore Affari Legali Antonio Insalaco, e con il parere favorevole di regolarità tecnica, ha scelto di opporsi e di affidare la difesa all’avvocato interno Rita Salvago.

Il paradosso è che il servizio è stato già erogato, la disabile è stata accolta, ma la struttura non è stata pagata. E ora si ritrova in giudizio contro l’Ente che avrebbe dovuto collaborare.

Questa non è amministrazione, è deresponsabilizzazione.

Agrigento non può più permettersi di navigare a vista nel settore sociale, dove assenze, omissioni e improvvisazioni producono non solo danni economici (milioni di euro in sentenze perse), ma violano diritti fondamentali e umiliano chi è più fragile. Occorre una riforma immediata, che parta da:

  • Una mappatura completa dei bisogni dei disabili psichici residenti;

  • La creazione di un fondo di emergenza sociale vincolato;

  • La costituzione di un tavolo tecnico permanente con famiglie, esperti e operatori del terzo settore;

  • L’istituzione di una Commissione d’indagine comunale per accertare le cause delle continue inadempienze.

Come ha scritto Di Rosa in una delle sue denunce:

“Se non hai la forza di affrontare i problemi reali di una città, allora non hai neppure il diritto di indossare la fascia tricolore.”

La cultura non si fa con i concerti o con i titoli, ma con il rispetto dei più deboli. E Agrigento, ancora una volta, ha scelto di voltarsi dall’altra parte.

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