Condanna Di Giovanni, Di Rosa (Codacons): “Miccichè si dimetta, con la mancata costituzione in giudizio ha certificato il tradimento della città”
AGRIGENTO – Quattro anni e otto mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e 200 mila euro di risarcimento al Comune di Santa Elisabetta. È questa la condanna esemplare inflitta a Gaetano Di Giovanni, ex dirigente del Comune di Agrigento, nel processo per corruzione legato all’appalto per la raccolta dei rifiuti.
Un verdetto pesante, che mette la parola fine a un capitolo vergognoso della pubblica amministrazione agrigentina, ma che lascia l’amaro in bocca per una scelta clamorosa dell’amministrazione Miccichè: il Comune di Agrigento non si è costituito parte civile, rinunciando così a un risarcimento milionario per il danno d’immagine subito.
“È inaccettabile – commenta Giuseppe Di Rosa, portavoce del Codacons – Trasparenza Enti Locali – che il Comune non abbia tutelato i cittadini e l’ente stesso. Solo il danno reputazionale valeva almeno un milione di euro, eppure il sindaco Francesco Miccichè ha preferito non costituirsi parte civile, proteggendo di fatto l’apparato che lui stesso ha messo in piedi”.
Chi è Gaetano Di Giovanni: l’uomo forte scelto e difeso da Miccichè
Gaetano Di Giovanni era considerato uno dei super dirigenti del Comune, voluto fortemente dal sindaco Miccichè e difeso pubblicamente persino dopo il suo arresto. Nonostante le indagini in corso e le gravissime accuse, il primo cittadino non ha mai preso le distanze da lui, mantenendolo al proprio fianco e dimostrando una vicinanza politica e amministrativa inspiegabile.
La sentenza di primo grado certifica ora ciò che per molti era chiaro da tempo: Di Giovanni ha commesso atti gravi e inaccettabili, che hanno danneggiato l’immagine e la credibilità dell’intera macchina comunale.
Le denunce del Codacons e il silenzio dell’amministrazione
Il Codacons, guidato in provincia di Agrigento da Giuseppe Di Rosa, ha da anni denunciato pubblicamente e presso le autorità competenti le irregolarità, gli abusi e le opacità legate all’operato di Di Giovanni e di altri funzionari dell’ente.
“Noi avevamo visto giusto – afferma Di Rosa – ma il Comune ha ignorato tutto. Si è schierato, nei fatti, dalla parte del malaffare. La mancata costituzione di parte civile è una scelta politica precisa, un atto di codardia istituzionale”.
Il Codacons non ha mai smesso di monitorare gli atti dell’amministrazione e continuerà a farlo, chiedendo chiarezza e responsabilità su ogni aspetto della gestione pubblica, con particolare attenzione agli appalti e alla legalità.
“Sindaco Miccichè, dimettiti: è un atto dovuto”
Il tono si fa durissimo quando Di Rosa lancia un appello diretto:
“Sindaco Miccichè, adesso o mai più: dimettiti. Lo devi a quella città che ti aveva votato credendoti una persona perbene. Invece hai scelto di difendere i peggiori, di ignorare la trasparenza e la legalità, di lasciare che il Comune venisse umiliato da una sentenza senza neanche provare a far valere i propri diritti in aula”.
La credibilità dell’amministrazione comunale è ai minimi storici, e questa vicenda ne rappresenta il punto più basso. Il Codacons continuerà a chiedere giustizia, perché la legalità non può essere un’opzione, e chi ha tradito la fiducia della città deve assumersi tutte le responsabilità politiche e morali.
Report Sicilia seguirà da vicino gli sviluppi della vicenda e le eventuali risposte dell’amministrazione, chiamata ora a fare i conti con le proprie scelte.