auto costantino ciulla

La conferma delle indagini svela la natura dolosa del rogo che ha distrutto le auto dell’ex assessore. Miccichè rompe il silenzio solo con una solidarietà di facciata.

È arrivata la conferma che in molti temevano ma che Report Sicilia aveva già anticipato:
il rogo che nella notte tra il 5 e il 6 ottobre ha distrutto le auto dell’ex assessore comunale e dirigente di Fratelli d’Italia, Costantino Ciulla, e della moglie, non è frutto di un guasto o di un incidente, ma un incendio doloso.

Le prime risultanze investigative – come riportato anche da Grandangolo Agrigento – escludono ogni ipotesi accidentale: qualcuno ha volutamente appiccato il fuoco alla BMW X3 di Ciulla, che si trovava parcheggiata accanto alla Peugeot 206 della moglie, nel quartiere Villaseta.
Un gesto intimidatorio grave, che riporta Agrigento indietro di decenni e apre interrogativi inquietanti sulle tensioni sotterranee che attraversano la città.

Nel nostro precedente articolo, Report Sicilia aveva già evidenziato come l’attentato potesse provenire da mondi torbidi, tra interessi politici, economici e ambientali, che da anni si intrecciano nel sottobosco agrigentino.
Un’ipotesi oggi più che mai concreta, se si considera la precisione e la modalità con cui è stato compiuto l’atto.

Ma se la città è scossa e indignata, le istituzioni tacciono.
Un silenzio assordante, rotto soltanto da una dichiarazione di circostanza del sindaco Francesco Miccichè, che si è limitato a esprimere una solidarietà di facciata all’ex assessore Ciulla, suo collaboratore per cinque anni e tra i più attivi nella precedente giunta e dal gruppo di Forza Italia al comune oltre naturalmente ai suoi amici di partito.

Parole fredde, distaccate, quasi obbligate, da parte di chi – in altri tempi – lo definiva “un punto di riferimento per l’amministrazione”.
Una distanza che pesa e che racconta, meglio di ogni discorso, la frattura interna al gruppo di governo e la crisi morale che attraversa Palazzo dei Giganti.

Oggi Miccichè, che continua a intestarsi il titolo di “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”, dimentica che quel riconoscimento è arrivato grazie e soprattutto ai riferimenti nazionali della sua giunta e tra questi gli sponsor politici di Ciulla, che hanno fatto arrivare in città fondi regionali e nazionali, e non certo per meriti dell’amministrazione comunale.
Dietro le luci degli eventi e delle conferenze, c’è una città che brucia – e non solo metaforicamente.

L’incendio doloso contro Costantino Ciulla non è solo un attacco personale: è un messaggio di potere, un segnale di dominio.
E la risposta, al momento, è un muro di silenzi.

Agrigento, ancora una volta, paga il prezzo dell’omertà istituzionale e della debolezza politica di chi dovrebbe difendere la città, e invece la lascia scivolare nel buio.


Approfondimento – Il nostro articolo del 6 ottobre

“Paura nella notte a Villaseta: in fiamme le auto dell’ex assessore Costantino Ciulla”
Nel primo articolo pubblicato da Report Sicilia, avevamo anticipato la pista del gesto doloso e ipotizzato che l’attentato potesse provenire da ambienti torbidi, legati a dinamiche di potere e interessi economici che da anni condizionano la città.
👉 Leggi gli articolo completi su Report Sicilia 

Paura nella notte a Villaseta: in fiamme le auto dell’ex assessore Costantino Ciulla

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