Non si placa la bufera attorno alla Consulta delle Associazioni di AICA, l’organo nato per garantire trasparenza e partecipazione dei cittadini nella gestione del servizio idrico. Dopo le notizie sul tentativo di esclusione denunciato da Report Sicilia nei giorni scorsi, arriva ora un nuovo e pesante atto: la Consulta ha inviato una formale richiesta d’incontro al Prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, per denunciare quanto deliberato dall’assemblea dei sindaci di AICA lo scorso 18 settembre
I punti contestati
Nella nota, firmata dal presidente della Consulta Alvise Gangarossa, vengono evidenziate diverse irregolarità:
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la delibera dei sindaci avrebbe chiesto di verificare nuovamente i requisiti delle associazioni, già accertati al momento della costituzione dell’organo, come se potessero decadere nel tempo;
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l’inibizione all’utilizzo della carta intestata, nonostante la Consulta ne abbia una propria e indipendente;
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la mancata convocazione alla riunione del 18 settembre, a differenza di quanto avvenuto in passato;
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il divieto di pubblicazione dei verbali della Consulta sul sito ufficiale di AICA, in atto già dal 2022.
Secondo la Consulta, si tratta di un vero e proprio tentativo di “colpo di spugna” non previsto dallo Statuto, finalizzato a zittire l’unico organo che negli anni ha denunciato criticità e proposto correttivi.
Le accuse: “Una vendetta trasversale”
Il documento parla senza mezzi termini di una “vendetta trasversale” ai danni della Consulta, che più volte ha denunciato le responsabilità politiche e operative dei soggetti che governano il servizio idrico.
Un attacco che arriva proprio mentre l’ARERA ha inflitto due pesanti sanzioni ad ATI e AICA: oltre 2,3 milioni di euro per violazioni sulla qualità tecnica del servizio e oltre 440 mila euro per la qualità contrattuale
L’appello al Prefetto
Per queste ragioni, la Consulta ha chiesto un incontro urgente al Prefetto, affinché venga ripristinato il rispetto dello Statuto e garantita la continuità dell’unico organo di partecipazione civica.
“È gravissimo – si legge nella lettera – che l’Assemblea dei Sindaci, invece di affrontare le inadempienze rilevate da ARERA, scelga di colpire chi ha sempre lavorato in modo disinteressato per la tutela del servizio pubblico”.
Un caso politico
La vicenda assume contorni sempre più politici. Nel documento si sottolinea come in passato altri Consigli di Amministrazione di AICA abbiano resistito alle “insane voglie di rappresaglia dei sindaci”, mentre oggi vi sarebbe chi “senza batter ciglio” esegue scelte in contrasto con Statuto e buonsenso.
La parola passa ora al Prefetto Caccamo, chiamato a farsi garante della legalità e della trasparenza in una vicenda che rischia di minare la credibilità stessa della gestione pubblica dell’acqua in provincia di Agrigento.

