Dopo il tentativo di cancellazione, le realtà civiche chiedono l’intervento del Prefetto
Agrigento – Con una comunicazione firmata dalla presidente del CdA AICA, Danila Nobile, è arrivata oggi la decisione di escludere tutte le associazioni componenti la Consulta AICA. Il provvedimento, datato 27 settembre 2025, fa riferimento all’art. 48 dello Statuto e motiva la scelta con la presunta mancata presentazione, entro i termini assegnati, della documentazione giustificativa necessaria a dimostrare il possesso dei requisiti statutari.
Secondo la nota, nessuna associazione avrebbe risposto entro i 7 giorni previsti né trasmesso le carte richieste, in particolare quelle che attestano l’impegno nella ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, condizione ritenuta essenziale per l’ammissione. Per questo motivo, AICA ha notificato la “decadenza e conseguente esclusione” di tutte le associazioni fino a oggi componenti la Consulta, annunciando contestualmente la pubblicazione nei prossimi giorni di un nuovo avviso pubblico.
Un attacco alla partecipazione civica
La decisione ha immediatamente sollevato forti polemiche.
Come già raccontato da Report Sicilia (leggi qui), l’iniziativa è stata percepita dalle realtà civiche come un vero e proprio attacco a chi, in questi anni, ha denunciato il malaffare e le storture nella gestione del servizio idrico.
La Consulta è nata come strumento di democrazia partecipata, previsto dallo stesso Statuto di AICA, con il compito di garantire il confronto con le associazioni e la vigilanza civica. Escludere in blocco tutte le realtà associative equivale, di fatto, a svuotarla della sua funzione originaria, lasciando campo libero a una gestione senza contrappesi né controllo dal basso.
Il nodo giuridico: statuto e trasparenza
La comunicazione fa riferimento all’art. 48 dello Statuto AICA, che disciplina la Consulta delle Associazioni. Tuttavia, secondo diversi osservatori, la procedura seguita dal CdA appare contestabile sotto diversi profili giuridici:
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Termini troppo ristretti: la richiesta di documentazione è stata notificata con soli 7 giorni di tempo, un termine irragionevolmente breve per associazioni spesso composte da volontari e non dotate di uffici amministrativi strutturati.
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Principio di proporzionalità: l’esclusione in blocco rappresenta una misura sproporzionata, laddove sarebbe stato possibile sollecitare integrazioni documentali o prevedere un contraddittorio.
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Violazione del principio di partecipazione: la Consulta è prevista dallo Statuto non come concessione discrezionale, ma come organo stabile di confronto con i cittadini. Privarla dei suoi componenti significa di fatto eludere lo spirito stesso dello Statuto.
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Trasparenza e imparzialità: un nuovo avviso pubblico, lanciato dopo l’esclusione, rischia di trasformarsi in una selezione “a porte chiuse” dove saranno ammesse soltanto le realtà gradite alla governance aziendale, in contrasto con i principi di pari opportunità e legalità richiamati dallo stesso Statuto.
La richiesta di incontro al Prefetto
Non a caso, dopo il tentativo di esclusione, è già partita una richiesta di incontro urgente al Prefetto di Agrigento (leggi qui), per denunciare quello che viene definito un atto grave e intimidatorio nei confronti delle associazioni.
Dietro la formalità dei richiami statutari, infatti, molti vedono il rischio di un vero e proprio commissariamento della partecipazione civica, funzionale a ridurre al silenzio chi in questi anni ha denunciato anomalie, opacità e gestione poco chiara del servizio idrico.
Un boomerang per AICA
La vicenda apre così un nuovo fronte di scontro, mentre Agrigento e l’intera provincia continuano a vivere la drammatica emergenza idrica. Proprio in un momento in cui la voce dei cittadini dovrebbe essere ascoltata con maggiore attenzione, AICA sceglie invece la strada dell’esclusione.
Un gesto che rischia di trasformarsi in un boomerang politico e istituzionale, perché mai come adesso la trasparenza e la vigilanza dal basso risultano indispensabili per tutelare un bene primario come l’acqua.
Di Rosa: «Parlo da cittadino, non più da componente della Consulta»
Durissimo il commento di Giuseppe Di Rosa, che ricorda come le sue dimissioni dalla Consulta fossero state già formalizzate oltre un mese fa:
«Parlo da cittadino, non più da componente della Consulta: questa decisione è un atto di arroganza senza precedenti, che punta a zittire le associazioni e a cancellare la partecipazione dal dibattito pubblico. Non ci faremo intimidire: continueremo a denunciare ogni stortura e a pretendere legalità, perché l’acqua è un bene comune e non un affare per pochi. Porteremo questa vicenda davanti al Prefetto e in tutte le sedi competenti, perché Agrigento non può essere governata da logiche di chiusura e opacità».

