Consulta AICA, la verità che la Nobile non dice Consulta AICA_esclusione delle associazioni prive di requisiti
“La nostra scelta”? No, un atto imposto dai sindaci
La vicenda della Consulta AICA continua a generare polemiche e contraddizioni. Nel suo ultimo comunicato, la presidente del CdA Danila Nobile ha provato a riscrivere la storia, parlando di una “scelta” del Consiglio per ristabilire legalità e trasparenza. Ma i fatti raccontano tutt’altro.
La Consulta non nasce nel 2021
Non è vero che la Consulta venne costituita nel 2021 senza alcuna verifica. La realtà è che fu nel 2022, con una istruttoria completa e imparziale, condotta dall’allora presidente Giuseppe Castaldi e dalla funzionaria dott.ssa Licata, che furono acquisite tutte le domande al protocollo e chiesti chiarimenti ad alcune associazioni.
Altro che assenza di controlli: la regolarità fu garantita proprio da quella verifica.
“La nostra scelta”? No, un mandato politico
Nel comunicato ufficiale AICA si legge:
“La nostra scelta restituisce legalità e trasparenza a un organo che non può essere usato come megafono di accuse infondate, arrivando persino a evocare mafia e massoneria, come si legge in alcuni articoli pubblicati da testate giornalistiche.”
Ma di quale “nostra scelta” parla la presidente Nobile?
Il provvedimento di esclusione delle associazioni non è stato frutto di una decisione autonoma del CdA, bensì l’applicazione di un atto di indirizzo dei sindaci. La presidente dunque non ha scelto nulla: ha solo eseguito un ordine politico.
Appropriarsi di una decisione altrui e presentarla come gesto di moralità e legalità non è corretto: è un tentativo di manipolare la narrazione.
Perché attaccare la stampa?
La Nobile cita “alcuni articoli giornalistici” che avrebbero evocato mafia e massoneria. Si riferisce forse proprio a Report Sicilia?
E perché accostare la nostra testata alla Consulta? Forse perché entrambi abbiamo chiesto la revisione della nomina del CdA, ricordando che alcuni componenti, inclusa la stessa presidente, non avevano i requisiti richiesti dall’avviso dei sindaci?
Se la trasparenza era l’obiettivo, perché invece colpire chi ha denunciato le irregolarità?
Perché dopo tre anni?
Un’altra domanda resta inevasa: perché il provvedimento arriva dopo tre anni?
E perché la comunicazione è stata inviata anche ad associazioni che avevano fatto un passo indietro anni fa, contando appena due iscritti?
Il sospetto è che l’operazione non sia nata per “fare chiarezza”, ma per silenziare un organo che aveva dimostrato di non essere asservito ai sindaci.
Quale appellativo per chi agisce così?
La presidente parla di accuse infondate e respinge i richiami a mafia e massoneria. Ma se un organo indipendente viene cancellato con un colpo di spugna e la verità storica viene manipolata, come si chiama chi agisce in questo modo?
Lo chiediamo ai cittadini: diteci voi quale appellativo si addice a chi, dopo anni di silenzi, prova oggi a riscrivere la storia della Consulta AICA.

