La Consulta AICA difende l’acqua pubblica: denuncia criticità e chiede interventi immediati
La Consulta di AICA ribadisce con forza il suo impegno per la tutela del servizio idrico pubblico nella provincia di Agrigento. Con una dettagliata relazione inviata a diverse autorità, tra cui ARERA, la Procura della Corte dei Conti e l’Assessorato regionale all’Energia, il presidente Alvise Gangarossa ha messo nero su bianco tutte le criticità economiche, gestionali e strutturali che minacciano il futuro del gestore pubblico.
Le criticità segnalate dalla Consulta AICA
La relazione evidenzia:
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Gravi squilibri economico-finanziari nel bilancio AICA, con perdite di esercizio consistenti negli ultimi anni;
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Inadempienze gestionali come la mancata installazione di contatori idrici, gestione opaca delle utenze e morosità non affrontata;
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Mancanza di investimenti promessi, nonostante i finanziamenti disponibili, che hanno aggravato la crisi idrica del territorio;
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Programmazione inesistente sugli interventi infrastrutturali di reti, fognature e depuratori;
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Irregolarità nella gestione delle tariffe, con discordanze rispetto agli obblighi di legge;
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Carente controllo da parte di ATI Idrico e degli enti preposti sulla gestione operativa e finanziaria di AICA.
Un quadro complessivo allarmante che, come sottolinea la Consulta, mina il principio di efficienza e l’obiettivo di una gestione realmente pubblica e virtuosa dell’acqua, patrimonio comune da tutelare.
L’acqua pubblica deve restare un diritto
Nonostante le difficoltà, la Consulta continua a difendere con fermezza il modello di gestione pubblica, rivendicando il valore dell’acqua come bene comune e opponendosi a ogni tentativo di ritorno a logiche speculative o di privatizzazione mascherata.
La relazione invita le autorità competenti a intervenire con urgenza per correggere le derive gestionali attuali, tutelare i cittadini utenti e rafforzare l’autonomia e la solidità del gestore pubblico AICA.
Report Sicilia: il tempo delle scuse è finito
Report Sicilia sostiene il messaggio forte lanciato dalla Consulta: l’acqua deve restare pubblica e gestita in modo trasparente, efficiente e responsabile. Non possono essere sempre i cittadini a pagare il prezzo di errori gestionali e politiche miopi.
L’impegno della Consulta è un esempio virtuoso di vigilanza civica e di difesa degli interessi collettivi. Una battaglia che riguarda tutti: l’acqua è vita, non un business.

