Luca Sammartino, il deputato regionale della Lega, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione elettorale.
Sammartino, che alle elezioni regionali del 2017 ha ottenuto un record di 32mila preferenze, avrebbe promesso posti di lavoro e trasferimenti in cambio di voti sia per sé che per altri esponenti politici a lui vicini. Undici episodi di presunta corruzione sono finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, ridotti a cinque dopo la presentazione di una memoria difensiva da parte del suo legale, l’avvocato Carmelo Peluso.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, ha evidenziato il presunto controllo sistematico del voto da parte di Sammartino, attraverso un’accurata analisi del suo cellulare, un iPhone 6, da cui sono stati estratti oltre duemila file audio e quasi 400mila messaggi. Nonostante il tentativo della difesa di far dichiarare inutilizzabili tali messaggi, il giudice non ha accolto l’istanza. La prima udienza del processo si terrà il 2 dicembre davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Catania.
Nell’ambito della stessa inchiesta, emerge un altro aspetto che tocca direttamente l’amministrazione di Agrigento. Il professionista Paolo Di Loreto, consulente del Sindaco di Agrigento, è tra coloro che hanno chiesto il patteggiamento. Insieme a lui, anche l’ex consigliere comunale Mario Ronsisvalle e l’allora consulente del sindaco Giuseppe ‘Puccio’ Monaco hanno avanzato la stessa richiesta. La decisione sulla concessione del patteggiamento sarà adottata dal Gup nell’udienza del 7 ottobre.
Saranno inoltre processati con il giudizio abbreviato altri dieci imputati, tra cui l’ex sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando, e Pietro Alfio ‘Piero’ Cosentino, insieme a due presunti esponenti di spicco di Cosa Nostra: Francesco Santapaola e Vito Romeo. Questi ultimi quattro sono accusati di scambio politico-mafioso nelle amministrative del 2015. L’udienza del 25 novembre vedrà comparire anche altri imputati, tra cui Antonio Battiato, Salvatore Bonanno, Domenico Cucinotta, Antonino Cunsolo, Giuseppe Ferlito e Giovanni Naccarato.
L’inchiesta rappresenta un duro colpo alla credibilità delle istituzioni locali e mette in evidenza la presenza di presunti legami tra politica e criminalità organizzata. La posizione del consulente del Sindaco di Agrigento, Paolo Di Loreto, solleva ulteriori interrogativi sulla trasparenza e l’integrità dell’amministrazione comunale. Resta ora da attendere le decisioni dei giudici per fare chiarezza su un caso che sta scuotendo profondamente la politica regionale siciliana.