Nell’assemblea che ha approvato le dimissioni del Consiglio di Amministrazione di AICA, Palumbo vota contro e denuncia il sabotaggio politico dell’azienda pubblica da parte di alcuni sindaci e settori del centrodestra.
AGRIGENTO – La votazione che ha sancito la fine del CDA di AICA, con un 67,04% di approvazione da parte dell’assemblea dei sindaci, si porta dietro uno strascico di polemiche e verità scomode. Tra le voci fuori dal coro, spicca quella del sindaco di Favara, Antonio Palumbo, che ha votato contro la sfiducia al Consiglio di Amministrazione, motivando la sua scelta con parole nette e prive di ambiguità:
“Io non riesco a essere così ipocrita da lavarmi la coscienza scaricando tutte le responsabilità su un CDA che sapevamo fin dall’inizio essere frutto di una scelta politica”.
Nel corso di una video-intervista rilasciata subito dopo l’assemblea, Palumbo chiarisce che non difende il CDA per merito, ma per coerenza:
“Non ho mai condiviso il metodo con cui è stato formato: un Cda tecnico solo sulla carta, ma politico nella sostanza. Oggi alcuni miei colleghi fingono sorpresa, ma erano ben consapevoli della natura della scelta fatta”.
Il sindaco favarese punta il dito contro alcuni sindaci – in particolare quelli legati all’area politica dell’on. Roberto Di Mauro – che avrebbero sabotato sin dall’inizio l’azienda pubblica AICA:
“Non hanno mai aderito convintamente, non pagano le quote, non saldano le fatture. E oggi si svegliano per gridare al disastro”.
Palumbo racconta anche l’isolamento politico vissuto nell’estate 2023, in piena emergenza idrica:
“Ero l’unico a chiedere il commissariamento, ma la mia richiesta è rimasta inascoltata. Alcuni componenti del CDA, con il tacito assenso di quell’area politica, hanno addirittura mostrato compiacenza verso Sicilia acque, che ha affossato il sistema”.
“Sul tema della rete idrica di Agrigento, oggi sotto osservazione da parte della Procura, il presidente uscente Settimo Cantone, rispondendo a una nostra domanda, ha dichiarato che non è di sua competenza sapere da dove arrivano i soldi, che lui si occupa solo degli aspetti tecnici. Ma, come ha detto chiaramente il sindaco Castellino del Comune di Palma di Montechiaro, quel finanziamento in realtà non esiste: eppure i lavori sono stati aggiudicati, assegnati e addirittura avviati. “Su questa materia – che è estremamente delicata – c’è un’indagine in corso e saranno gli organi competenti a chiarire le responsabilità. Quello che mi risulta, ad oggi, è che nessun componente del CDA sia indagato. Altrimenti, sia chiaro, non avrei mai pensato di continuare a sostenere un atteggiamento del genere. Ma è evidente che tutta questa vicenda è stata gestita male, anche per via di quei rapporti ambigui, poco chiari e non sempre coerenti che sono arrivati dal governo regionale, dai suoi assessori e dai rappresentanti territoriali. Non è una novità, lo dico da tempo. Chi ha seguito l’assemblea lo sa: sono mesi che sollevo questi problemi. Oggi, però, posso dire con certezza che non mi sento affatto tutelato in questa fase.”
Chiude con amarezza, ma con fermezza:
“Oggi ho votato contro la sfiducia non per salvare nessuno, ma per non contribuire all’ipocrisia. Le responsabilità del fallimento non sono solo del CDA, ma anche – e soprattutto – di chi ha operato con ambiguità, sabotato dall’interno e tradito l’idea stessa di gestione pubblica dell’acqua”.


