Nonostante le recenti tempeste e piogge torrenziali che hanno flagellato diverse zone della Sicilia, distruggendo coltivazioni, causando frane e allagamenti, le dighe siciliane, che dovrebbero alimentare le reti idriche, non hanno beneficiato di queste precipitazioni. Questo grave dato è stato confermato dal capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, che ha espresso preoccupazione per la situazione idrica dell’isola.

Gli invasi restano vuoti e rischio di razionamenti

“La situazione è critica – ha dichiarato Cocina – e, se le piogge non torneranno abbondanti e distribuite in maniera adeguata nei prossimi mesi, dovremo prendere ulteriori misure di razionamento idrico”. Le dighe che servono le province di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo, come l’Ancipa, il Fanaco, e la diga Castello, sono ormai prossime al secco. Stessa situazione si registra negli invasi del sistema idrico di Palermo, come Scansano, Poma, Rosamarina e Piana degli Albanesi.

Nonostante le piogge abbiano ricaricato le falde dell’Etna e abbiano servito l’agricoltura nelle zone dove i fiumi non sono esondati, gli invasi continuano a soffrire. “Se la situazione dovesse peggiorare – ha ribadito Cocina – ci sarà bisogno di nuovi provvedimenti di risparmio idrico in tutta l’isola, con particolare attenzione alle province già colpite dalla crisi”.

Progetti avviati e investimenti per contrastare la crisi

La Protezione civile ha già avviato diversi progetti per ripristinare l’approvvigionamento idrico, con investimenti per oltre 30 milioni di euro. “Abbiamo ripristinato pozzi con una portata di mille litri al secondo – ha spiegato Cocina – e stiamo puntando su nuovi appalti per fornire ulteriori duemila litri al secondo alle province più a rischio. Tuttavia, senza piogge significative, questi interventi non saranno sufficienti a risolvere la crisi”.

Musumeci: “Le dighe, un problema da affrontare con lungimiranza”

A rincarare la dose di preoccupazione è stato anche Nello Musumeci, ministro alla Protezione civile e presidente della Regione Siciliana dal 2017 al 2022, che ha ammonito sull’importanza di una visione a lungo termine per risolvere la crisi idrica. “In Sicilia non si costruiscono nuove dighe da 40 anni. Le dighe vanno immaginate in tempo di pace, non durante le emergenze. Per questo ho dato l’incarico per il completamento delle dighe di Blufi e di Pietrarossa, e spero che possano essere completate presto”.

Musumeci ha inoltre sottolineato che circa il 50% dell’acqua distribuita nei quartieri delle città e dei paesi siciliani si perde a causa delle reti idriche obsolete. “Dobbiamo anche cominciare a pensare a nuove alternative, come l’utilizzo dell’acqua depurata o dissalata per l’irrigazione agricola e ridurre il consumo di acqua potabile per usi non essenziali”, ha concluso il ministro, esortando a un cambiamento nelle abitudini quotidiane e una maggiore consapevolezza dell’acqua come risorsa limitata.

La strada verso la risoluzione della crisi idrica

Nonostante gli interventi già avviati, il quadro attuale rimane preoccupante. La Sicilia, che da anni combatte contro una crisi idrica sempre più grave, si trova a dover gestire una situazione che sembra peggiorare con il passare del tempo. I cittadini si preparano dunque a dover fronteggiare nuovi razionamenti, con la speranza che le piogge possano rimediare, almeno in parte, alla carenza cronica d’acqua che affligge l’isola.

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