Interventi strutturali immediati per contrastare gli effetti della crisi idrica nella Sicilia occidentale, dove l’agricoltura rischia il tracollo.
A chiederli è la CNA di Trapani, stigmatizzando la gestione dell’emergenza da parte del Governo Schifani, definendola “fallimentare”.
Secondo l’organizzazione di categoria, la campagna agricola 2025 si prefigura tra le più drammatiche degli ultimi decenni: la sopravvivenza di moltissime aziende del comparto, già messe in ginocchio da anni di crisi, è messa a repentaglio dall’assenza, a oggi, di un piano concreto e tempestivo.
Per loro, potrebbe addirittura profilarsi la chiusura definitiva già a partire dalla prossima primavera. 

I NUMERI DEL DISASTRO SECONDO LA CNA DI TRAPANI 

Invasi lasciati senza manutenzione, reti irrigue vetuste e fatiscenti, perdite enormi lungo le condotte e una burocrazia paralizzante che rallenta ogni possibilità di agire con tempestività: è il quadro descritto dai rappresentati dell’organizzazione di categoria a Trapani, denunciando anni di assenza di interventi strutturali e la gestione dissennata delle risorse idriche da parte del Governo regionale.
“La crisi idrica non è più una semplice emergenza – affermano i presidenti della Produzione Bevande, dell’Agricoltura e della Produzione Alimentare della CNA Andrea Di Gregorio, Antonio Spezia e Girolamo Sugamele – ma un disastro sistemico annunciato che rischia di diventare irreversibile per l’economia agricola della Sicilia occidentale”.
“Non è ammissibile – sottolineano – che in una terra come la nostra, storicamente fondata sull’agricoltura e la qualità delle produzioni, si continui a disperdere l’acqua in mare mentre i campi si seccano e le aziende chiudono”.
“L’acqua – aggiungono – è una risorsa vitale: sprecarla equivale a condannare il futuro della Sicilia”.
“Le conseguenze- sottolineano i rappresentanti di CNA Trapani- non sarebbero solo economiche, ma sociali, culturali e occupazionali: in gioco non ci sono solo la vendemmia o la raccolta delle olive, ma la sopravvivenza stessa delle comunità rurali della Sicilia occidentale”.
“L’abbandono dei campi – avvertono i tre presidenti – significa anche abbandono dei territori, con borghi sempre più svuotati e giovani costretti ad andarsene”.
Senza dimenticare gli incendi che, anche quest’anno, hanno interessato il Trapanese.
Nel dettaglio, la CNA segnala che le perdite nei raccolti- specialmente nei vigneti, negli uliveti e nei campi di ortaggi e cereali — raggiungono anche punte del 70% in alcune aree, e che le quantità d’acqua effettivamente disponibili per l’irrigazione non coprono neanche lontanamente il fabbisogno reale delle imprese.
Di fronte a un simile scenario, è inoltre evidente che i ristori promessi, secondo l’organizzazione datoriale, non bastano: 150 euro per ettaro sono una misura simbolica e, per chi vive di agricoltura, persino mortificante, perché non coprono nemmeno una frazione dei costi sostenuti dalle aziende.

LE RICHIESTE DELLA CNA TRAPANESE ALLA REGIONE SICILIANA: “SI AGISCA SUBITO, MA NO A MISURE TAMPONE” 

A difesa del fondamentale lavoro degli agricoltori, e di comparti fondamentali come il vino, l’olio, il grano, l’ortofrutta e le produzioni locali che rappresentano da sempre la spina dorsale dell’economia del territorio, CNA Trapani chiede dunque alla Regione Siciliana di agire subito, prima che l’emergenza si trasformi in un’irreversibile condanna.
“È necessario che il Governo regionale non si limiti più a misure tampone – spiega la CNA trapanese –  ma pianifichi sin da subito risorse economiche e avvii una strategia infrastrutturale e organizzativa a lungo termine, capace di garantire sicurezza idrica, continuità produttiva e resilienza del territorio: servono investimenti mirati, manutenzione costante degli invasi, modernizzazione della rete di distribuzione e una gestione unitaria, efficiente e trasparente della risorsa più preziosa: l’acqua”.
Un’altra urgenza riguarda la diga Trinità: la sigla chiede un intervento con risorse straordinarie per metterla in sicurezza e riattivarla, ripristinare le reti di distribuzione dell’acqua, ammodernare i sistemi di controllo e avviare una gestione idrica più efficiente e pianificata.
CNA richiama inoltre l’attenzione sull’articolo 54 del Testo Unico del 1933, che prevede l’amministrazione dei Consorzi di bonifica – enti pubblici incaricati della gestione delle acque e delle opere di bonifica – da parte dei consorziati, ovvero dagli agricoltori e dai proprietari dei terreni ricadenti nel comprensorio.
Il principio, tuttora valido,  garantirebbe la partecipazione diretta degli imprenditori agricoli alla gestione dell’acqua, alla pianificazione e alla manutenzione delle opere.
“La Regione – concludono gli esponenti della CNA – deve garantire che questo modello democratico e partecipativo venga rispettato e rafforzato, coinvolgendo realmente gli agricoltori nei processi decisionali, per restituire efficienza, trasparenza e concretezza alla governance dell’acqua”.