Nel nuovo numero de L’Espresso, un’inchiesta esplosiva smaschera i fallimenti della gestione idrica siciliana: Agrigento tra le città più colpite, con reti colabrodo, rubinetti a secco sei giorni su sette e milioni di euro scomparsi. Spunta il nome di Roberto Di Mauro nell’inchiesta della Procura.

L’inchiesta pubblicata oggi su L’Espresso, a firma di Gloria Riva, fotografa una Sicilia devastata dalla sete e dallo spreco. Al centro del disastro, la provincia di Agrigento, simbolo di un sistema che fallisce su tutta la linea: dalla gestione delle risorse, agli appalti, fino alle responsabilità politiche.

Il dato più impressionante? Trenta invasi potrebbero garantire 700 milioni di metri cubi d’acqua, ma ne rilasciano meno del 30%. Eppure, la Sicilia è la regione che drena più fondi in Italia per il settore idrico: 764,1 milioni di euro, metà dei quali dal PNRR. Di questi, 355 milioni sono destinati alla sola Sicilia per 147 progetti, ma i risultati sono drammatici: pochi cantieri partiti, ancora meno conclusi.

Agrigento, secondo quanto evidenziato da L’Espresso, resta la provincia più critica: rubinetti a secco sei giorni su sette, dispersione idrica superiore al 55%, e bollette tra le più care d’Italia (495 euro l’anno contro una media nazionale di 434). Nel frattempo, i cittadini devono affidarsi alle autobotti, spesso dietro pagamento o “favori politici”.

Ma il punto più grave riguarda le responsabilità politiche. Il settimanale nazionale fa il nome dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro, indicato come uno dei principali attori nella gestione fallimentare. Scrive L’Espresso:

“Ancora la Regione e l’assessore agrigentino Roberto Di Mauro si impegnano a vigilare sul buon esito dell’operazione.”

Un paradosso, se si considera che Di Mauro è uno dei 14 indagati nell’inchiesta ‘Waterloo’ condotta dalla Procura di Agrigento guidata dal procuratore Giovanni Di Leo. L’indagine riguarda una presunta associazione a delinquere per la turbativa d’asta su appalti pubblici legati proprio alla rete idrica. Secondo quanto riportato, Di Mauro sarebbe stato costretto a dimettersi ma, di fatto, continua a influenzare le decisioni sul territorio.

Il dossier pubblicato racconta anche il fallimento dell’operazione dissalatori: 21 milioni già spesi, tre impianti piazzati su coste fragili e turistiche, ancora inattivi. Una misura considerata “inutile e dannosa” da esperti e ambientalisti, a fronte della possibilità mai concretizzata di riparare le reti idriche esistenti. Come ha sottolineato Giuseppe Riccobene di Legambiente, ad Agrigento “l’acqua si perde nel terreno prima di arrivare nelle case”, e anche in pieno inverno i cittadini convivono con il razionamento.

Infine, L’Espresso denuncia un paradosso intollerabile: mentre mancano acqua e investimenti reali, i soldi pubblici evaporano tra progetti fantasma, mala gestione e indagini giudiziarie. E in mezzo, ci sono solo i cittadini, lasciati senz’acqua e senza risposte.

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