silent room

Dalle 19 di oggi non sarà più possibile andare a “rifugiarsi” nella Silent Room, realizzata in un progetto da 151 mila euro (!) dall’artista libanese Nathalie Harb è giunta ad Agrigento nel luglio scorso, venendo posizionata a due passi dal Museo archeologico Griffo. Una capanna in legno e stoffa, al centro di legittime polemiche sulla sua reale utilità promozionale per Agrigento, alla luce soprattutto del costo non certo irrisorio. Fu presentato come uno spazio di rifugio per qualsiasi visitatore che avesse bisogno di riposo. “Notturno per la Terra” è stato uno dei 44 progetti su cui è incardinata Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025. Al Comune scrissero queste bellissime frasi nell’area del sito in cui si illustra l’iniziativa: “l’idea è quella di concretizzare un punto di incontro urbano, un simbolo di unità per gli abitanti, capace di riconnettere i quartieri e restituire una visione condivisa della città, un’identità collettiva che la particolare stratificazione e frattura Valle dei Templi – centro urbano, ha spesso osteggiato. Ecco dunque come una “silent room” può offrire l’opportunità di un ambiente protetto, dove le differenze sociali e culturali si dissolvono in un gesto di riconciliazione. 

IL CONCETTO …

Scriveva il Comune sul proprio sito: “Il progetto si concentra sull’idea del diritto al riposo e sulla possibilità di dormire in un posto sicuro, protetti da minacce fisiche e psicologiche. L’obiettivo è quello di ricucire le fratture stratificate nei secoli che la città porta con sé, creando un momento di connessione e riflessione. Mentre il progetto iniziava a prendere forma, Nathalie Harb, guidata da personaggi locali, ha incontrato le realtà diverse di Agrigento, frammentate e divise, che spesso vivono realtà così distanti da non poter essere connesse neanche dai trasporti pubblici. Ad Agrigento, la frattura è sia sociale che geologica, creata dalla grande frana del 1966 e dalle migrazioni forzate che ne sono seguite. Queste rotture rispecchiano modelli più ampi di spostamento in tutto il mondo – in particolare in Medio Oriente – con la conseguente lotta costante per trovare riposo. Con cura, tenerezza e vulnerabilità, la Silent Room reintroduce il riposo come atto pubblico, offrendo uno spazio di pausa accessibile a tutti”.

LA COSTRUZIONE

E ancora, la narrazione: “La Silent Room è un semplice rifugio fatto di legno e tessuto imbottito, riparato dall’ombra di una copertura: è il tentativo di ricucire insieme le parti frammentate della Valle con workshop creativi collettivi che si sono tenuti nel difficile quartiere di Villaseta. Qui residenti ed etnomusicologi hanno co-composto una ninna nanna che trova una radice nelle lamentazioni tradizionali e nelle cantilene regionali: ninna nanna che si ascolterà entrando nella Silent Room attraverso un componimento sonoro dell’artista libanese Youmna Saba. Nel centro storico di Agrigento, donne e membri della comunità si sono riuniti in un workshop di tessitura per creare una coperta collettiva, un tessuto di gesti condivisi e memoria comunitaria che accoglierà la struttura circolare. Come un uccello che costruisce il suo nido, la Silent Room sovrappone materiale, conoscenza e identità per nutrire nuove possibilità di cura. Costruendo questo spazio per il riposo, onoriamo coloro che hanno subito sofferenza e ora meritano pace. La Silent Room è un luogo per fermarsi nella Valle, per localizzare se stessi in relazione agli altri, per riflettere sulle origini ed immaginare dove potremmo andare dopo”. Totale, 151 mila euro. Sul ritorno per la città si attendono notizie da chi di competenza. Della Silent Room non se ne avvertirà la mancanza.

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