Camilleri dicono sia il simbolo di Porto Empedocle nel mondo. Peccato che chi lo dice, non sa che a Porto Empedocle di Andrea Camilleri è rimasto poco o nulla. Di riconducibile allo scrittore c’è “solo” la piccola casa dietro al Municipio, nella quale veniva a trascorrere qualche giorno in concomitanza del suo compleanno, il 6 settembre. Di “suo”, da visitare, da consultare, da studiare c’è nulla. Pirandello vive nella sua casa natale o nella Biblioteca di via Imera ad Agrigento, Sciascia si sente quasi respirare a Racalmuto. Camilleri no, le sue opere, i suoi scritti, tutto il materiale “originale” che lo ha reso una celebrità internazionale sono da un’altra parte, a Roma. La città nella quale ha vissuto e nella quale ha trovato il successo planetario. Nessuno è riuscito a convincere chi gestisce il grande patrimonio culturale ed economico lasciato dallo scrittore a trasferire a Porto Empedocle almeno una parte di questo giacimento. Sarebbe una straordinaria occasione di restituzione verso la terra che ha dato l’ispirazione a un vero genio della letteratura e del teatro. Organizzare eventi e iniziative senza che sul territorio vi sia traccia concreta di Camilleri sa di artificiale, freddo, occasionale. Creare un sito dove incastonare libri, scritti e altre testimonianze reali sarebbe un plus per tutto il territorio. L’archivio romano, dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio (MiC) nel giugno 2021, (si legge sul sito on line del fondo istituito anni fa) “disvela il Camilleri meno conosciuto e mette a disposizione nuove fonti per la comprensione del suo percorso di formazione e del lavoro letterario, nonché del contesto in cui il suo lavoro si è svolto, fornendo quindi nuovi spazi di ricerca per la storia del teatro, della radio, della televisione, della vita culturale del nostro Paese. L’archivio conserva la documentazione organizzata in diverse sezioni che consentono di ricostruire il suo multiforme lavoro. Per una descrizione analitica del patrimonio archivistico si consulti l’archivio digitale.

Un patrimonio inestimabile, ma lontano dalle radici

L’archivio è consultabile su appuntamento negli orari d’apertura al pubblico: Lunedì: 14.30-18.30, Mercoledì: 9.30-13.30. Per le riproduzioni dei documenti, non sottoposti al limite di consultabilità e in condizioni di buona conservazione, occorre richiedere apposita autorizzazione. C’è poi la biblioteca. Si legge sul sito della fondazione: “Essa si delinea sin dalle prime letture, annotate nei taccuini conservati in archivio, fin dagli anni Quaranta del secolo scorso, che mostrano gli interessi che seguirà nel suo percorso artistico attraverso la poesia, il teatro, il romanzo. Il fondo librario dello scrittore siciliano si caratterizza per la stretta correlazione con la documentazione prodotta nel corso della sua lunga vicenda umana e professionale. Come l’archivio, l’organizzazione della propria biblioteca è curata dallo stesso Camilleri. L’attuale catalogo, predisposto ad uso personale, è articolato in varie sezioni che riflettono l’ampiezza  e la molteplicità dei suoi interessi, dalla poesia al teatro, dalla critica letteraria e teatrale alla saggistica storico-politica, dalla musica alla storia dell’arte, fino ad una importante sezione di narrativa mondiale”. E ancora: “A partire dai primi anni Duemila, con la crescita esponenziale dell’interesse sulla sua opera, la biblioteca si integra di una sezione che raccoglie la grande mole di saggistica e pubblicazioni di varia natura (interviste, biografie, ecc.) sulla sua figura e  produzione letteraria. Una sezione in continuo incremento che costituisce uno dei nuclei principali della biblioteca che verrà allestita presso il Fondo Andrea Camilleri”. La biblioteca è dunque costituita  dall’opera completa dello scrittore e dalle traduzioni delle sue opere in trentanove lingue, dalle pubblicazioni sulla sua attività letteraria, teatrale, radiofonica e televisiva e dalla sezione di narrativa della sua biblioteca privata. La biblioteca è stata dichiarata di interesse culturale dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio (MiC) con decreto n. 63 del 3 luglio 2023. Basta andare a Roma. Se tutto questo fosse a Porto Empedocle? Nella sua città natale e non nella sua città adottiva? Chissà che prima o poi queste domande non trovino risposta positiva. 

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