Caso Di Mauro, due procure sulle sue tracce: svelato incontro top secret al Villaggio Mosè
AGRIGENTO – L’inchiesta sugli appalti truccati e le tangenti che ha travolto tecnici, imprenditori e politici della provincia di Agrigento non è più una questione locale. A dimostrarlo è un episodio svelato da Grandangolo Agrigento che ha i contorni di un vero e proprio “incidente diplomatico investigativo”.
Il 15 marzo scorso, gli agenti della Squadra Mobile di Agrigento, coordinati dal vicequestore Vincenzo Perta e delegati dalla Procura della Repubblica di Agrigento, monitoravano un incontro delicatissimo in un hotel del Villaggio Mosè. I protagonisti? Roberto Di Mauro, all’epoca assessore regionale all’Energia (si dimetterà appena venti giorni dopo), e Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto nonché imprenditore titolare dell’appalto per la rete idrica di Agrigento.
🔗 Fonte: Grandangolo Agrigento
Un incontro monitorato da… due forze diverse
Fin qui tutto secondo copione. Ma la sorpresa arriva quando gli agenti della Mobile notano un’altra auto sospetta nella zona. Dopo una rapida verifica, si scopre che appartiene ai carabinieri, impegnati in attività parallele. Ma non su delega della Procura di Agrigento: un’altra procura – non ancora specificata – stava indagando esattamente sugli stessi soggetti e sullo stesso sistema.
Un episodio che conferma in modo inequivocabile che la rete di interessi illeciti su cui Di Mauro avrebbe esercitato influenza è molto più ampia di quanto inizialmente ipotizzato. Le indagini, dunque, valicano i confini provinciali e potrebbero coinvolgere livelli superiori della politica e delle istituzioni, in quello che si configura come un vero e proprio sistema di potere parallelo.
Dall’acqua agli appalti: il dossier è nazionale?
Il fatto che l’ex assessore Di Mauro abbia incontrato – nella piena bufera giudiziaria – un sindaco-imprenditore vincitore di uno degli appalti più importanti dell’ultimo decennio ad Agrigento, e che quel momento sia stato attenzionato da più procure, apre scenari che conducono al cuore delle stanze regionali e forse anche romane.
L’indagine coordinata dal procuratore Giovanni Di Leo, con il supporto del PM Rita Barbieri, potrebbe dunque intersecarsi con fascicoli aperti da altre autorità giudiziarie, segno di una possibile filiera corruttiva articolata e interregionale.
Report Sicilia continuerà a monitorare gli sviluppi di un’inchiesta che non riguarda più soltanto una rete locale di favoritismi, ma una questione sistemica che travolge la politica regionale e minaccia di lambire vertici più alti del potere pubblico.