Servono più strutture adeguate (Rems), più periti psichiatrici da utilizzare nei Tribunali, urge maggiore confronto e collaborazione tra mondo giuridico e medico. Possibilmente basarsi su un protocollo unico, per garantire cura del paziente e sicurezza pubblica. Questi in estrema sintesi alcuni degli spunti emersi questa mattina nel corso della prima giornata del convegno “Potenziamento dei DSM della Regione Sicilia, reti di cura e percorsi innovativi per i pazienti autori di reato, nuove prospettive di dialogo tra diritto e salute mentale”, organizzato dal Dipartimento Salute Mentale dell’Asp 1 di Agrigento, diretto da Leonardo Giordano. Un evento con al centro tematiche di strettissima attualità, alla luce delle innumerevoli vicende di cronaca che entrano nelle nostre case attraverso i mass media. Delitti, tragedie, storie tristi che spesso hanno al centro persone con disturbi riconducibili alla sfera psichiatrica. La chiusura degli opg, ospedali psichiatrici giudiziari, sancita dalla l.81/2014 ha determinato nuove sfide e criticità nella presa in carico dei pazienti autori di reato, con un impatto significativo sulla pratica clinica, sulle procedure giudiziarie e sull’intero sistema di tutela della salute mentale. La gestione di questi pazienti si colloca all’intersezione tra due mondi, quello sanitario e quello giudiziario che operano con linguaggi, obiettivi e strumenti differenti, talvolta disallineati. In tale contesto emerge la necessità di costruire un dialogo strutturato e permanente tra psichiatria e magistratura, per condividere modelli valutativi, strumenti decisionali e strategie operative capaci di garantire al contempo, la cura del soggetto, la tutela dei diritti fondamentali e la sicurezza collettiva. E stamattina si sono ritrovati a discutere importanti esperti ed esponenti delle istituzioni. Presente tra gli altri il procuratore della Repubblica di Agrigento Giovanni Di Leo, il presidente della sezione Gip-Gup del Tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli, il prefetto Salvatore Caccamo, il sindaco Francesco Miccichè e altri esponenti delle forze dell’ordine e dell’avvocatura, in primis la presidente dell’ordine forense agrigentino Vincenza Gaziano.
Interventi di spessore e assai realistici
Il prefetto Caccamo ha evidenziato come “i casi di vandalismi causati da persone con problematiche psichiatriche si intensifichino nella nostra provincia, al cospetto di una carenza di strutture idonee che sono essenziali alla cura di queste persone”. Chirurgico dal punto di vista numerico l’intervento del giudice Miceli: “Manifesto grande apprezzamento da parte del nostro Tribunale per questo convegno, ricordo che sono in aumento le sentenze di assoluzione per incapacità di intendere e volere e questo vorrà pur dire qualcosa, registriamo un aumento di misure di sicurezza provvisoria non eseguite per mancanza di strutture. Basti pensare a come nelle Rems non ci siano posti. E poi, un’altra emergenza è quella della quasi totale assenza di periti psichiatrici da utilizzare nelle varie attività processuali”. Quindi, l’intervento del dottore Giordano, sintetico, essenziale, ma assai preciso: “C’è la necessità di interrogarsi su come realizzare concretamente i principi di cura e responsabilità, sanciti dalla legge 81 del 2014 che ha disposto la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Servono percorsi condivisi di cura dei pazienti psichiatrici giudiziari. Dobbiamo sfatare un falso mito che il paziente psichiatrico sia pericoloso, nei centri di salute mentale abbiamo ad Agrigento, più di seimila utenti e solo 140 di questi hanno problematiche di tipo giudiziario. Altri dati: nelle comunità alloggio sono accolte 42 persone, 50 sono assistite a domicilio, 32 nelle comunità terapeutiche assistite, 4 nelle Rems e 3 in istituti fuori Sicilia. Organizzeremo momenti di confronto che servano a ridurre le distanze tra chi si occupa dell’aspetto medico e di quello giuridico”. Come dire, urge parlare una sola lingua e basarsi su un protocollo condiviso. Il convegno fissa dunque diversi obiettivi: analizzare le criticità attuali nella presa in carico del paziente psichiatrico autore di reato, alla luce della normativa vigente e delle risorse disponibili; favorire un confronto tra esperti clinici, giuristi e rappresentanti istituzionali, al fine di individuare prassi condivise; promuovere la stipula di un protocollo operativo interistituzionale, finalizzato a garantire percorsi assistenziali sostenibili, continuità della cura e appropriatezza delle misure di sicurezza; contribuire alla formazione congiunta dei professionisti coinvolti (medici, magistrati, operatori socio-sanitari e forze dell’ordine). L’obiettivo ultimo è quello di sviluppare un approccio integrato che superi la frammentarietà degli interventi e consenta una governance territoriale più efficace, basata sulla collaborazione e sulla reciproca comprensione dei ruoli e delle responsabilità. Tra oggi pomeriggio e domani si alterneranno interventi di esimi esponenti del mondo clinico e giuridico, tra medici e magistrati impegnati sul campo. Un momento di confronto che da tempo si attendeva ad Agrigento, terra di confine sotto tanti punti di vista, ma da dove parte un segnale di rinnovamento, nella gestione delle varie “emergenze quotidiane”.