E se adesso parlasse Gaetano Di Giovanni? Una riflessione dopo la condanna

di Redazione – Report Sicilia

E se adesso, dopo la condanna esemplare che lo ha colpito come un macigno, fosse Gaetano Di Giovanni a decidere di parlare? A rompere il silenzio. A raccontare tutto. A fare i nomi. Perché oggi, dopo una sentenza che lo ha condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per corruzione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità a contrarre a vita con la Pubblica Amministrazione, Di Giovanni non ha più nulla da perdere.

L’ex “super dirigente” comunale – prima ad Agrigento, poi anche a Licata – non solo ha ricevuto una delle condanne più severe della recente cronaca giudiziaria, ma ha anche visto certificata la fine della sua carriera pubblica. È fuori, per sempre. Espulso dallo Stato che ha servito (e tradito), al centro di un sistema che per anni ha ruotato attorno al suo potere silenzioso ma decisivo.

E allora viene da chiedersi, quasi pensando a voce alta, come farebbe chi osserva da cronista ma con l’inquietudine del cittadino:
E se ora parlasse? Se decidesse di collaborare con la DDA di Palermo?

Perché lui sa. Sa molto. Sa tutto.
Era lui – come raccontano documenti e testimonianze – a muovere le leve di un sistema parallelo, fatto di assunzioni pilotate nelle cooperative, affidamenti discutibili, favori incrociati, equilibri politici tenuti in piedi da una rete di silenzi e convenienze.

Era lui a conoscere bene le aziende “amiche”, quelle che riuscivano sempre a ottenere lavori e commesse. Era lui a sapere quali politici spingevano, suggerivano, sollecitavano. Non ufficialmente, certo. Mai nero su bianco. Ma nei corridoi, nei messaggi, nei passaparola. Una rete opaca, ma salda.

E se adesso Di Giovanni decidesse di tirare il filo? Se iniziasse a snodare il gomitolo? Se raccontasse quello che tutti a mezza voce sospettano da anni?

Perché nella sua lunga carriera – anche a Licata, dove ha ricoperto ruoli apicali – i nodi da sciogliere non mancano. Lì come ad Agrigento, dove il Comune non si è neppure costituito parte civile nel processo, in un silenzio che è suonato più come una complicità che come dimenticanza.

E se fosse questo il momento della verità? Se Di Giovanni – ormai escluso, giudicato, condannato – decidesse di far crollare l’impalcatura di potere che lui stesso ha contribuito a sostenere?

Certo, non lo sappiamo. Ma la storia siciliana ci ha insegnato che spesso, quando gli uomini di sistema finiscono fuori dal sistema, possono diventare detonatori micidiali. Possono aprire scenari, coinvolgere nomi noti, raccontare quello che nessuno ha mai voluto dire pubblicamente.

E se stavolta succedesse davvero?
Forse per Agrigento sarebbe l’inizio di una nuova pagina. Forse – per una volta – la verità non resterebbe sepolta nei faldoni, nei sussurri, nelle “voci di paese”.

Forse.

Ma intanto, questa domanda resta.
E si fa sempre più pesante:
E se a parlare fosse Gaetano Di Giovanni?

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