Il 18 aprile scorso, su queste stesse pagine, pubblicavamo un articolo dal titolo eloquente:
👉 “Agrigento Capitale della Cultura, un progetto insostenibile e una truffa alle altre città candidate”.
Allora fummo accusati di catastrofismo, di essere detrattori, di “remare contro”. Oggi, a distanza di cinque mesi, la Corte dei Conti – Sezione di controllo per la Regione Siciliana scrive esattamente le stesse cose.
Un progetto insostenibile
Lo dicevamo già : più della metà del budget proveniva dalle casse comunali, attraverso la tassa di soggiorno. Sponsor e ticketing erano voci marginali e irrealistiche. Il rischio era chiaro: un’operazione costruita con i soldi dei cittadini, senza un reale ritorno in termini di sviluppo.
La Corte dei Conti, nella sua relazione, rileva testualmente che “non sussiste alcuna evidenza istruttoria sulla utilizzazione di strumenti dedicati alla verifica di congruità dei costi contrattuali (…) ed alla verifica dei risultati”
In altre parole: si è speso senza adeguati controlli e senza alcuna garanzia sui benefici concreti per la città .
La Fondazione e le opacitĂ
Avevamo messo in guardia anche sulla Fondazione Agrigento 2025, nata in fretta, con nomine e sostituzioni continue, incapace persino di svolgere il ruolo di stazione appaltante.
I giudici contabili certificano che la Fondazione “non può svolgere le funzioni di stazione appaltante in quanto priva dei requisiti prescritti dall’ANAC”, costringendo così a demandare tutto al Parco della Valle dei Templi
A questo si aggiunge una governance ballerina, con dimissioni e sostituzioni al vertice che hanno reso l’impianto organizzativo fragile e inefficace.
Una programmazione bocciata
Altro punto cruciale: la Corte ricorda che il programma iniziale presentato dal Comune di Agrigento per le iniziative collegate al 2025 è stato giudicato “privo di aderenza alla normativa e al disciplinare attuativo”, tanto che è stato lo stesso Dipartimento regionale a dover riscrivere e proporre un nuovo elenco di iniziative
Dunque, persino il “cuore” del progetto – la programmazione culturale – è stato ritenuto inadeguato dagli stessi uffici regionali.
La domanda che nessuno vuole fare
C’è un punto, il più delicato, che non possiamo ignorare: se una sola delle città finaliste decidesse di presentare denuncia, alla luce dei rilievi ufficiali della Corte dei Conti, chi ne risponderebbe?
Non piĂą soltanto il sindaco, non solo la Fondazione, ma un intero sistema politico-amministrativo che ha usato il titolo di Capitale della Cultura come strumento di propaganda, caricando la cittĂ di un fardello economico e reputazionale.
Da detrattori a sentinelle
Eravamo stati bollati come “nemici della città ” perché avevamo osato smascherare l’insostenibilità di questo progetto. Oggi i fatti ci danno ragione. Non è un vanto, è una triste conferma. Perché il rischio non riguarda più soltanto i conti pubblici, ma anche la credibilità di Agrigento agli occhi del Paese.
La verità è che la Capitale Italiana della Cultura 2025, nata come occasione di rinascita, rischia di passare alla storia come l’ennesima occasione sprecata. E, peggio ancora, come una ferita d’immagine che peserà su Agrigento per molti anni.

