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Eolico sulla terra e in mare: Agrigento sotto assedio

Due mega-progetti eolici ad Agrigento: vogliono trasformare anche il nostro mare

Il futuro energetico dell’Agrigentino sembra già scritto, e non per volontà dei suoi cittadini. Due imponenti progetti di impianti eolici – uno offshore nel Canale di Sicilia e uno terrestre tra le colline e i Comuni dell’entroterra – minacciano di trasformare radicalmente il paesaggio, l’ambiente e l’economia locale. Siamo di fronte a una nuova frontiera dello sfruttamento del territorio sotto il vessillo della transizione ecologica. Ma a che prezzo?

Il progetto offshore “Mazara del Vallo 2”: 795 MW nel cuore del Canale di Sicilia

Il primo progetto, promosso dalla società Ninfea Rinnovabili S.r.l., riguarda la realizzazione di un gigantesco impianto eolico offshore denominato Mazara del Vallo 2, con una potenza complessiva di 795 MW. La sua localizzazione è prevista tra le acque del Canale di Sicilia e la costa agrigentina, con collegamenti a terra che interesseranno anche il Comune di Agrigento.

La documentazione, resa pubblica dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, evidenzia come il parco eolico ricada, anche solo parzialmente, in diverse aree di altissimo pregio ambientale e naturalistico, tra cui:

Siti tutelati che rischiano di subire impatti significativi a causa della movimentazione dei fondali, delle opere di posa dei cavi sottomarini e dell’immersione in mare di materiali di escavo. Una minaccia non solo per l’ambiente marino, ma anche per la vocazione turistica della costa.

Il progetto terrestre “Cattolica”: pale eoliche su otto Comuni

Non meno impattante è il secondo progetto, proposto dalla RWE Renewables Italia S.r.l., che prevede la realizzazione di un impianto eolico da 43,2 MW suddiviso in sei aerogeneratori da 7,2 MW ciascuno. Le pale, alte oltre 150 metri, interesseranno i territori di ben otto Comuni:

Anche in questo caso, il progetto sfiora (e potenzialmente interferisce) con aree di protezione ambientale, come la ZSC “Foce del Magazzolo, Foce del Platani, Capo Bianco e Torre Salsa” e i “Monti Sicani”. Il rischio è evidente: trasformare interi paesaggi rurali e costieri in distese industriali, compromettendo la biodiversità, l’agricoltura e il turismo sostenibile.

Transizione ecologica o speculazione industriale?

Sotto la bandiera delle energie rinnovabili e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), questi progetti vengono spinti avanti con velocità, sfruttando normative favorevoli. Ma c’è una grande assente in tutto questo: la voce dei cittadini.

Le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), pur prevedendo 30 giorni per le osservazioni pubbliche, restano spesso una formalità, poco pubblicizzate e difficilmente accessibili. Nessuna vera consultazione, nessun confronto trasparente con i territori.

Agrigento Capitale della Cultura 2025… industrializzata?

Fa riflettere come proprio nell’anno in cui Agrigento si prepara a essere Capitale Italiana della Cultura, il suo territorio rischi di essere sconvolto da opere che nulla hanno a che fare con la cultura, la sostenibilità sociale o la valorizzazione ambientale.

È questa la visione di futuro che vogliamo? È sostenibile svendere mare e terra, paesaggio e storia, per progetti energetici calati dall’alto e gestiti da multinazionali?

Il mare è nostro. Difendiamolo

Report Sicilia continuerà a vigilare su questi progetti e darà voce a comitati, associazioni e cittadini che intendono difendere il proprio territorio. Non è in discussione l’importanza della transizione energetica, ma la modalità con cui viene imposta.

Trasformare anche il nostro mare – dopo aver saccheggiato risorse e cementificato terre – non può essere accettabile. Non senza una battaglia civile, culturale e politica. Perché il mare, la terra e l’identità dei siciliani non sono in vendita.

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