Ancora una volta, il Comune di Agrigento si trova al centro di una vicenda complicata legata alla cattiva gestione delle procedure di esproprio dei terreni per la realizzazione di infrastrutture pubbliche. Questa volta, il problema riguarda il centro civico commerciale di Piazza Amagione, un edificio che, sebbene in parte occupato da uffici comunali, è in gran parte inutilizzato e da anni ostaggio del degrado e dell’abbandono.
La storia di questo edificio non è solo una questione di cattiva manutenzione o mancanza di risorse, ma mette in luce una problematica ben più grave: l’incompleta procedura di esproprio dei terreni su cui sorge. Infatti, i lavori per la costruzione del centro civico ebbero inizio senza che il Comune concludesse formalmente l’espropriazione dei terreni dai legittimi proprietari. Una negligenza che ha portato oggi gli eredi dei titolari delle aree, rappresentati dagli avvocati Gaetano e Vincenzo Caponnetto, a presentare ricorso contro il Comune. E il Tar ha dato loro ragione, aprendo così la strada a un possibile risarcimento o, nel peggiore dei casi, alla demolizione dell’opera costruita irregolarmente.
Le radici di questa vicenda affondano nel 1985, quando un’ordinanza sindacale dispose l’occupazione d’urgenza dei terreni. Tuttavia, nei successivi cinque anni non fu mai conclusa la procedura di immissione in possesso né il provvedimento finale di esproprio. In altre parole, il Comune occupò i terreni senza seguire correttamente le procedure legali necessarie, e oggi si trova a dover rispondere delle proprie azioni davanti alla giustizia amministrativa.
I giudici del Tar hanno stabilito che le aree occupate in modo illegittimo devono essere restituite ai proprietari, previa riduzione in pristino dello stato dei luoghi, il che significa che il Comune dovrebbe demolire ciò che è stato costruito irregolarmente. In aggiunta, il risarcimento per i proprietari, secondo le stime dei loro periti, potrebbe superare il milione di euro.
Tuttavia, c’è ancora una terza possibilità per il Comune: negoziare un accordo economico con i proprietari per evitare la demolizione dell’edificio, concordando un indennizzo. Questa strada, benché complessa, potrebbe risparmiare all’amministrazione costi ulteriori e ulteriori controversie legali. Non si esclude, però, che il Comune possa appellarsi al Consiglio di Giustizia Amministrativa, come già avvenuto in casi simili in passato, sotto la guida dell’attuale sindaco Franco Miccichè.
Questa vicenda, tuttavia, arriva in un momento critico per l’amministrazione agrigentina. Infatti, già domani il Consiglio Comunale si riunirà per discutere l’approvazione del bilancio comunale, un documento che potrebbe essere pesantemente influenzato dalle ripercussioni economiche di questo caso legale. Un eventuale risarcimento milionario o la necessità di demolire un edificio pubblico inutilizzato rappresenterebbero un duro colpo per le già provate casse del Comune, che potrebbe ritrovarsi a dover affrontare nuove difficoltà finanziarie.
L’incapacità di gestire correttamente l’espropriazione dei terreni e di completare i lavori in modo conforme alle normative non è un problema isolato per Agrigento. Questa vicenda rappresenta solo l’ultimo esempio di una gestione comunale caratterizzata da inefficienze amministrative e mancanza di pianificazione, che hanno portato a situazioni di stallo e degrado urbano. Il caso di Piazza Amagione mette in luce la necessità di una revisione delle procedure e un maggiore controllo sulla gestione delle opere pubbliche, per evitare che simili situazioni si ripetano e danneggino ulteriormente la città e i suoi cittadini.
Tutti gli occhi ora sono puntati sul Consiglio Comunale, in attesa di capire come si evolverà la vicenda e quale impatto avrà sulle decisioni finanziarie future.