Agrigento. «Faremo così anche per Agrigento». È questa la frase – contenuta in un’intercettazione dell’inchiesta che coinvolge Sabrina De Capitani, portavoce dell’Ars e fedelissima di Gaetano Galvagno – che riassume il tradimento più profondo inflitto ad Agrigento e alla sua nomina a Capitale Italiana della Cultura 2025.

Non era un progetto culturale, non era un’opportunità per la città. Era un piano studiato a tavolino da chi intendeva usare Agrigento come una qualunque provincia da occupare, per piazzare i propri uomini, distribuire incarichi, spendere fondi, consolidare reti di potere. E, come emerge dalle carte dell’inchiesta pubblicate dal quotidiano la Repubblica, quel piano è stato messo in atto con la consapevolezza – e la complicità – del silenzio istituzionale.


La Capitale come pretesto: fondi, visibilità e affari

L’inchiesta racconta con precisione come la regia dell’operazione Agrigento 2025 fosse già nelle mani del “cerchio magico” di Fratelli d’Italia. La portavoce De Capitani parla con il sindaco di Agrigento, che le avrebbe concesso “carta bianca”. E da lì prende forma un piano chiaro: gestione pubblicitaria, selezione degli eventi, commesse per amici e sodali.

«Ho già parlato con il sindaco di Agrigento, che mi ha dato carta bianca»
«Faremo così anche per Agrigento»

Una frase che pesa. Che fotografa un modello già sperimentato altrove e da replicare nella città dei Templi, trasformata in palcoscenico per operazioni di potere e marketing politico, dove la cultura è solo la scusa.


Il ruolo di Albergoni e della rete palermitana

Il nome di Roberto Albergoni, ex direttore della Fondazione Agrigento 2025, ritorna come un’ombra pesante. Secondo la Repubblica, è lui il rappresentante legale della fondazione “Me.no – Memorie e Nuove Opere”, destinataria di eventi e progetti sotto l’egida della Capitale della Cultura.

Report Sicilia lo aveva denunciato mesi fa: molti progetti del dossier sono repliche di eventi già visti a Palermo durante la Biennale “Manifesta”, con gli stessi nomi, le stesse logiche, le stesse firme. Una cultura da esportazione travestita da innovazione, con zero spazio per le realtà agrigentine.


E mentre a Palermo si manovra… ad Agrigento tutti zitti

Mentre a Palermo si decideva chi doveva guadagnare da Agrigento 2025, in città si celebrava il silenzio. L’ultimo esempio arriva dall’udienza della Corte dei Conti sui fondi della Capitale della Cultura. Come riportato da Report Sicilia, nessuno dei presenti è stato in grado di fornire dati, spiegazioni, documenti. Alcuni hanno candidamente ammesso di non sapere nulla. Altri si sono defilati. Nessuna trasparenza, nessuna rendicontazione. Solo omertà istituzionale.


Una città senza politica, governata da comitati d’affari

Ma il punto più grave è questo: ad Agrigento nessuno ha osato opporsi. La città non è stata tradita solo da chi ha gestito il progetto, ma anche da chi avrebbe dovuto vigilare.

Ad Agrigento non c’è più opposizione politica, non c’è ideologia, non c’è controllo democratico. Da destra a sinistra, passando per il centro e la sinistra estrema, tutti sono rimasti in silenzio, a volte per complicità, a volte per convenienza, a volte – peggio – per paura di disturbare l’assetto.

Il progetto Agrigento 2025 è diventato il grande banchetto, e a tavola si sono seduti tutti, nessuno escluso.


Una truffa culturale consumata davanti agli occhi di tutti

Nel 2025, Agrigento non è Capitale della Cultura. È Capitale del Silenzio. Una città in cui si sprecano milioni per installazioni inutili – come The Silent Room, costata oltre 151.000 euro per materiali che non ne valgono nemmeno 3.000 – mentre i veri artisti locali vengono ignorati, le periferie dimenticate, i cittadini presi in giro.

La frase “Faremo così anche per Agrigento” è diventata l’atto di accusa definitivo. E non basta più indignarsi. Bisogna pretendere trasparenza, indagini e responsabilità. Perché questo progetto non è solo fallito. È stato un imbroglio organizzato, consumato sotto gli occhi complici delle istituzioni.


Agrigento merita rispetto. E merita verità.
E noi, come sempre, continueremo a raccontarla.

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